14 agosto 2018

da “Autosole” – Carlo Lucarelli


da “Autosole” – Carlo Lucarelli

AUTOSOLE
1° AGOSTO
Bravo azzurra. 180 km/h. Terza corsia. L’aria calda che entra dai finestrini aperti schiaccia i fogli del listino prezzi contro il lunotto posteriore ed è come avere due phon puntati contro le tempie. Lui guarda l’orologio e pensa Marangoni subito, pausa pranzo dalla Luisa e dopo Longaretti, che tanto fa orario continuato.
Poi pensa no, il pomeriggio Longaretti chiude. Allora prima lui, poi Marangoni e salta la Luisa.
Poi pensa la Luisa.
Schiaccia l’acceleratore, mentre prende il cellulare. «Longaretti? Mi spiace, un imprevisto...»
2CV azzurra e Mini Minor rossa. 140 km/h. Seconda e terza corsia, affiancate.
La radio della 2CV è fuori sintonia ed è solo un fruscio che raschia l’aria rovente a tempo di reggae. Anche lui si sente fuori sintonia ma poi la biondina nell’auto di sinistra solleva le ginocchia nude, aggancia le dita dei piedi al bordo del cruscotto e gli lancia un’occhiata che gli sembra un po’ indecente. Lui pensa dai, girati ancora, poi lei si china a toccarsi un’unghietta laccata di rosso, scopre il tatuaggio sul bicipite del ragazzo che ha accanto (teschio + pugnale + scritta “Natural Born Killer”) e lui rallenta di colpo.
Megane argentata, prima corsia. 100 km/h.
Loro sono di quelli che non sorpassano mai nessuno. Così deve aspettare che siano gli altri a passargli davanti al mirino. Allora spara e resta a guardare le auto che sbandano sul guardrail, falciando senza pietà quelli che escono con i vestiti in fiamme. Ha tutto il finestrino spruzzato di bollicine di saliva per fare la mitraglia con la lingua ed è lì che lo manda a sbattere con la fronte uno scapaccione della mamma.
«E basta con questo rumore che ci stai facendo diventare scemi! Con questo caldo, poi!»
Punto bianca, adesivo “ACI? siamo amici!” un po’ slabbrato sul bordo. A tavoletta, su tutte le corsie, da una all’altra.
Guida tenendo il volante in basso, in modo che il gomito gli resti premuto sul fianco. Approfitta dello spessore della pistola nella cintura per schiacciare ancora di più il fazzoletto insanguinato contro il buco rovente che ha dentro. Parla da solo, strizzando gli occhi per il sudore che gli scende sulla fronte.
Dice: «Quella guardia giurata, minchia, manco fosse stata sua la banca!».
Pullman, frigobar e tivù, stilizzate in decalcomania sulla vetrata posteriore. 90 km/h, prima corsia fissa.
Lui li odia i vecchi. Tanghi, mazurke e valzer nello stereo. Aria condizionata spenta perché fa un po’ freschino. E quello là che arriva traballando tra i sedili, puntuale come la morte, dopo la batteria di pentole per cucinare senz’olio.
«Come va? Ma lo sa che quando c’era la guerra lo guidavo anch’io un bestione così?»
Scania bianco, sei assi più rimorchio, 120 km/h, seconda corsia fissa.
«Rambo? Qui Macho, mi copri? Dove hai detto che sta la Finanza?»
Mercedes 5000, terza corsia. In frenata.
L’avvocato alza la testa, trattenendo i fogli che gli scivolano dalle ginocchia.
«Che succede, Osvaldo, un incidente?»
Luci rosse e gialle, a intermittenza, che bruscamente rallentano, scivolano piano e si fermano.
L’autostrada diventa un serpente dalle scaglie fitte, che lentamente si allunga, si stende, abbagliante di riflessi, e attende, immobile, sotto al sole, respirando piano al ritmo roco dei motori accesi.
(…)

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