23 maggio 2017

L’aspirante – Sylvia Plath

opera di Roy Lichtenstein

L’aspirante – Sylvia Plath

Prima di tutto ce li hai i requisiti?
Ce l’hai?
un occhio di vetro, denti finti o una gruccia.
un tirante o un uncino,
seni di gomma, inguine di gomma,

rattoppi o qualcosa che manca? Ah
no? E allora che mai possiamo darti?
Smetti di piangere
Apri la mano.
Vuota? Vuota. Ma ecco una mano

che la riempie, disposta
a porgere tazze di tè e sgominare emicranie,
e a fare ogni cosa che gli dirai,
la vorresti sposare?
E’ garantita,

ti tapperà gli occhi alla fine della vita
e del dolore,
con quel sale ci rinnoviamo le scorte.
Vedo che sei nuda come un verme.
Che te ne pare di questo vestito -------

Un po’ rigido e nero, ma niente male,
Lo vorresti sposare?

E’ impermeabile, infrantumabile, abile
vontro il fuoco e imbombardabile.
Credi a me, ti ci farai sotterrare.

E adesso, scusa, hai vuota la testa
Ho la cosa che fa per te.
Su, su, carina, esci fuori dal guscio.
Ecco, ti piace questa?
Nuda per cominciare come una pagina bianca

ma in venticinque anni d’argento,
d’oro in cinquanta, potrà diventare,
Una bambola viva, sotto ogni aspetto.
Sa cucire, sa cucinare,
sa parlare, parlare, parlare.

E funziona, non ha una magagna,
Qua c’è un buco, che è una manna.
Qua un occhio, una vera visione.
Ragazzo mio, è l’ultima occasione.
La vorresti sposare, sposare, sposare?

Traduzione di Giovanni Giudici

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