15 maggio 2017

Quattro quartetti BURNT NORTON I – T. S. Eliot

opera di Andrey Remnev



Quattro quartetti – T. S. Eliot

BURNT NORTON

                                                  “Benché la parola sia comune

                                                   a tutti, gli uomini vivono per
                                                   lo più come se ciascuno avesse
                                                   una saggezza propria”
                                                 “La via che sale e la via che scende
                                                   sono la stessa cosa”
                                                   Eraclito


I
Il tempo presente e il tempo passato
Sono forse entrambi presenti nel tempo futuro,
E il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
Tutto il tempo è irredimibile.
Quanto avrebbe potuto essere è un’astrazione
Che rimane una possibilità perpetua
Solo in un mondo di ipotesi.
Quanto avrebbe potuto essere e quanto è stato
Convergono a un unico fine, che è sempre presente.
Passi risuonano nella memoria
Lungo il passaggio che non abbiamo percorso
Verso la porta che non abbiamo aperto
Sul roseto. Le mie parole risuonano
Così, nella vostra mente.
Ma a quale scopo
Disturbando la polvere in un vaso di petali di rosa
Io non saprei.
Altri echi
Abitano il giardino. Vogliamo seguirli?
Suvvia, disse l’uccello, trovateli, trovateli,
Dietro l’angolo. Attraverso la prima porta,
Nel nostro primo mondo, vogliamo seguire
L’inganno del tordo? Nel nostro primo mondo.
Essi erano lì, dignitosi, invisibili,
Mossi senza spinta, sopra le foglie morte,
Nel calore autunnale, attraverso l’aria tremante,
E l’uccello cantò, rispondendo
Alla musica non udita nascosta fra le siepi,
E gli sguardi non visti si incrociarono, poiché le rose
Avevano l’aspetto di fiori guardati.
Essi erano, lì nostri ospiti, accoglienti e accolti.
Così procedemmo, e anch’essi, con movenze formali,
Lungo il viale vuoto, fino al cerchio di bosso,
Per guardare in fondo alla vasca asciutta.
Asciutta la vasca, pietra asciutta, dall’orlo fosco,
E la vasca si colmò d’acqua luminosa nel sole,
E il loto si alzò, silenzioso, silenzioso,
La superficie scintillò del cuore della luce,
E ora essi erano dietro di noi, riflessi nella vasca.
Poi passò una nuvola, e la vasca fu vuota.
Andate, disse l’uccello, poiché le foglie erano piene di bambini,
Nascosti, eccitati trattenendo risa.
Andate, andate, andate, disse l’uccello: l’umanità
Non sa reggere un eccesso di realtà.
Tempo presente e tempo futuro
Quanto avrebbe potuto essere stato e quanto è stato
Convergono in un unico fine, che è sempre presente.


traduzione di Massimo Bacigalupo
da T. S. Eliot,il sermone del fuoco a cura di Massimo Bacigalupo
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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