15 maggio 2017

Quattro quartetti EAST COKER II – T. S. Eliot

opera di Andrey Remnev
Quattro quartetti – T. S. Eliot

EAST COKER
II
Cosa fa il novembre tardo
Con i turbamenti della primavera
E creature del caldo estivo
E fiocchi di neve convulsi sotto i piedi
E malve che puntano troppo in alto
Rosso in grigio e poi precipitano
Rose tarde piene di neve precoce?
Il tuono brontolato da stelle rotanti
Simula carri trionfali
Sferrati in guerre celestiali
Lo Scorpione assale il Sole
Finché Sole e Luna precipitano
Comete piangono e Leonidi volano
Vanno a caccia per cieli e pianure
Travolte da un vortice che condurrà
Il mondo al fuoco distruttore
Che brucia prima che il ghiaccio regni.

Questo è detto in un modo piuttosto insoddisfacente:
In esercizio perifrastico in uno stile poetico logoro,
Che poi lascia tutta da affrontare la lotta insostenibile
Con le parole e i significati. La poesia non conta.
Non era (per ricominciare da capo) quello che ci si aspettava.
Quale doveva essere il valore della quiete a lungo attesa,
La quiete a lungo agognata, la serenità autunnale
E la saggezza degli anni? Ci avevano ingannato,
O avevano ingannato se stessi, i nostri anziani dalle voci calme,
Lasciandoci solo un programma per l’inganno?
La serenità null’altro che una ebetudine deliberata,
La saggezza null’altro che la conoscenza dei segreti morti
Inutili nell’oscurità sulla quale si affacciavano
O dalla quale distoglievano lo sguardo. Non vi è, direi,
Che un valore limitato, nel migliore dei casi,
Nella conoscenza acquisita con l’esperienza.
La conoscenza impone una trama, e falsifica,
Poiché la trama è nuova in ogni attimo
E ogni attimo è una considerazione nuova e sconvolgente
Di tutto ciò che siamo stati. Siamo liberi solo
Dall’inganno di ciò che, ingannando, non nuocerebbe più.
Nel mezzo, non solo nel mezzo del cammino
Ma lungo tutto il cammino, in una selva oscura, in un roveto,
A margine di una rovina, dove non c’è un appoggio saldo,
E minacciati da mostri, fuochi fatui,
Soggetti a incantesimo. Non parlatemi
Della saggezza dei vecchi, piuttosto della loro follia,
La loro paura della paura e della frenesia, la loro paura di possedere,
Di appartenere a un altro, o ad altri, o a Dio.
La sola saggezza che possiamo sperare di ottenere
È la saggezza dell’umiltà: l’umiltà è senza fine.

Le case sono tutte scese sotto il mare.

I danzatori sono tutti scesi sotto la collina.

traduzione di Massimo Bacigalupo
da T. S. Eliot,il sermone del fuoco a cura di Massimo Bacigalupo
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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