27 maggio 2018

da “Gabriella garofano e cannella – Jorge Amado

opera di Fernando Botero
da “Gabriella garofano e cannella – Jorge Amado
(…)

E lei, cosa ne pensa del delitto? - chiese Iracema, una bruna focosa che era usa a flirtare sul portone di casa. Malvina si avvicinò per ascoltare la risposta. Mundinho aprì le braccia:
- È sempre triste apprendere la morte di una bella donna. Soprattutto una morte così orribile. La donna bella è sacra.
- Ma ingannava il marito, - accusò Celestina, tanto giovane e già tanto zitella.
- Fra la morte e l‘amore, preferisco l’amore...
- Anche lei scrive poesie? - sorrise Malvina.
- Chi? Io? No, signorina, non ho certe doti poetiche. Poeta è il nostro professore...
- Credevo. Ciò che ha detto prima suonava come un verso...
- Bella frase, non c’è dubbio, - incalzò Josuè.
Mundinho, per la prima volta, notò Malvina. Bella ragazza, gli occhi lo fissavano profondi e misteriosi.
- Parla così perché è scapolo, - disse acida Celestina.
- E lei, non è nubile?
Scoppiarono tutti a ridere, Mundinho si accomiatò.
Gli occhi di Malvina lo seguirono pensierosi. Iracema rideva con aria vogliosa:
- Che tipo questo Mundinho... - mentre l’esportatore entrava in casa. – Che bel ragazzo!
Nel bar, Ari Santos - l’Ariosto delle cronache sul “Diario de Ilhéus”, impiegato in una ditta esportatrice, e presidente del Circolo Rui Barbosa – si piegò sul tavolo, sussurrò il particolare piccante:
- Lei era nuda...
- Completamente?
- Tutta tutta? - la voce golosa del capitano.
- Tutta... L’unica cosa che aveva era un paio di calze nere.
- Nere? - si scandalizzò Nhô Galo.
- Calze nere, oh! - schioccava la lingua il capitano.
- Debosciata... - condannò il dottor Mauricio Caires.
- Doveva essere una meraviglia, - l’arabo Nacib immaginò improvvisamente, come se la vedesse, donna Sinhazinha nuda, in piedi, con le gambe velate da calze nere. Sospirò.
Il particolare fu messo in seguito agli “atti” Doveva trattarsi di una raffinatezza erotica del dentista, senza dubbio, giovane della capitale, nato e cresciuto a Bahia, da dove era venuto ad Ilhéus pochi mesi dopo la laurea attratto dalla fama della terra ricca e prospera. Si era sistemato bene. Aveva preso alloggio in quel villino sulla spiaggia, aveva installato lo studio nella sala esterna e i passanti riuscivano a vedere attraverso l’ampia finestra, dalle dieci a mezzogiorno e dalle quindici alle diciotto, la poltrona nuova lucente di cromature, di marca giapponese, mentre il dentista elegante nel candido camice, frugava nella bocca dei clienti. Il padre aveva anticipato il danaro occorrente per l’ambulatorio e, nei primi mesi, anche uno stipendio per aiutare nelle spese: era un ricco commerciante di Bahia, con lussuosi negozi in via Cile. L’ambulatorio funzionava nella stanza esterna, ma il fazendeiro trovò la moglie nella camera da letto, quasi nuda - come raccontava Ari e come risultò dagli atti - con “depravate calze nere” In quanto al dottor Osmundo Pimentel, fu rinvenuto completamente scalzo, senza calze di alcun colore, né altro indumento che gli coprisse la carne conquistatrice. Il fazendeiro sparò due colpi su ciascuno, definitivi. Uomo dalla mira sicura, abituato a centrare bersagli nelle notti delle imboscate.
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