30 maggio 2018

William Shakespeare - Sonetto CXXXVIII

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William Shakespeare - Sonetto CXXXVIII

Quando il mio amore giura d’esser tutta fedeltà
io voglio crederle, anche se so che mente,
perché possa pensarmi un giovane immaturo
che del mondo ignora l’arte sottil del fingere.

Così con vanità pensando che mi creda giovane,
anche se sa che in me il meglio è tramontato,
candidamente accetto la sua lingua menzognera –
e così da entrambi la pura verità è taciuta.

Ma perché ella non dice di essermi infedele?
E perché anch’io non le dico d’esser vecchio?
No, l’amor si veste meglio se simula fiducia

e l’età in amore non vuol conoscer anni.
Per questo con lei mento e lei mente con me,
e nei nostri errori ci lunsinghiam mentendo.

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