31 maggio 2018

da “Gabriella garofano e cannella” – Jorge Amado

Fernando Botero - Flamenco
da “Gabriella garofano e cannella” – Jorge Amado
(…)
Nacib si crogiolava al silenzio degli amici, per l‘impressione prodotta dal suo racconto, si vendicava dell’aria misteriosa con la quale erano arrivati. Ma avrebbe saputo cosa stavano tramando, molto presto. Il capitano parlò:
- Furioso, eh? Diventerà ancora più furioso, il vecchio rimbambito. Crede d’essere padrone di tutto... Per lui, Ilhéus è come se facesse parte della sua fazenda. Mentre, noi, ilhèensi, semplici salariati e dipendenti... - disse il dottore.
Mundinho Falcão restava in silenzio, sorrideva. Sulla porta del cinema apparvero Diogenes e la coppia degli artisti. Videro gli altri al tavolino sul marciapiede del bar, si diressero da quella parte. Nacib aggiungeva:
- Proprio così. Don Mundinho per lui è soltanto un “forestiero”.
- Ha detto “forestiero”? - chiese l’esportatore.
- Sì, forestiero. Ha usato proprio questa parola. Mundinho Falcão toccò il braccio del capitano: - Puoi cercare quella persona, capitano. Ho deciso. Noi suoneremo e lui ballerà... - disse l’ultima frase rivolto a Nacib.
Il capitano si alzò, vuotò il bicchiere, la coppia di artisti stava arrivando.
“Che diavolo stanno complottando? ”, pensava Nacib. Il capitano ossequiava:
- Scusatemi, stavo andando via, un affare urgente.
Gli uomini si alzavano dal tavolo, muovevano le sedie. Con l’ombrellino aperto, Annabella sorrideva vezzosa. Il principe, con la sua lunga pipa, porgeva la mano lunga e scheletrica, nervosa.
- A quando la prima? - chiese il dottore.
- Domani... Stiamo prendendo accordi con il signor Diogenes.
Il proprietario del cinema, con la barba lunga, spiegava con una voce sfiduciata e lamentosa da cantore di inni sacri:
- Credo che lui piacerà. Ai giovani piacciono questi giochi prestigio. E anche ai grandi. Ma la donna...
- Perché no? - chiese Mundinho, mentre Nacib serviva nuovi aperitivi. Diogenes si grattò la barba:
- Lei comprende, questo è ancora un posto arretrato. Certe danze di lei, quasi nuda... Le famiglie non vengono.
- Ma farai il pieno di uomini... - affermò Nacib.
Diogenes andava alla ricerca di spiegazioni. Non voleva confessare che proprio lui, protestante e pudico, si scandalizzava alle danze piccanti di Annabella:
- È un numero da locale notturno... Non sta bene in un cinema.
Il dottore, galante e cortese, chiedeva scusa, in nome della città, alla sorridente artista:
- Ci voglia perdonare. È una terra arretrata, le audacie artistiche non vengono apprezzate. Rendono tutto immorale.
- Danze di pura arte, - era la voce cavernosa del prestigiatore.
- Certo, certo... Ma...
Mundinho Falcão si divertiva:
- Via, signor Diogenes... - Nel night-club lei può guadagnare molto di più. Potrebbe aiutare suo marito nei trucchi, e dopo ballare al cabaret...
Le parole “guadagnare di più” fecero brillare lo sguardo del principe. Annabella desiderava conoscere l’opinione di Mundinho:
- Cosa ne pensa?
- Benissimo, ottima cosa, non crede? Giochi di prestigio nel cinema, danze nel night-club... Perfetto...
- E il proprietario del night-club? Sarà interessato?
- Questo lo sapremo subito... - si rivolse a Nacib: - Nacib, fammi un piacere: manda un ragazzo a chiamare Zeca Lima, desidero parlargli. In fretta, venga subito.
Nacib gridò l’ordine al negretto Tuisca che uscì correndo. Mundinho dava buone mance. L‘arabo pensava al tono di comando dell’esportatore, pareva lo stesso del colonnello Ramiro Bastos, quando da giovane dava ordini, imponeva leggi. Qualcosa stava per accadere.
Il movimento aumentava, arrivavano nuovi clienti, si animavano i tavoli.
Chico Moleza correva da una parte all’altra. Riapparve Nhô Galo, si unì al gruppo. Anche il colonnello Ribeirinho che si mangiava con gli occhi la ballerina. Annabella risplendeva fra tanti uomini. Il principe Sandra, con il suo aspetto denutrito, austero sulla sedia, calcolava i buoni affari che avrebbero concluso in quel posto. Da stabilircisi definitivamente, per salvare la pancia dalla miseria.
- L’idea del night-club non è malvagia...
- Che idea? - voleva sapere Ribeirinho.
- Danzerà al cabaret.
- E nel cinema, no?
- Nel cinema solo magia. Per le famiglie. Nel night-club, la danza dei sette veli...
- Al cabaret? Ottimo... Succederà il finimondo... Ma perché non balla nel cinema? Io pensavo...
- Danze moderne, colonnello. I veli cadono uno a uno...
- Uno a uno? Tutti e sette?
- Alle famiglie potrebbe non piacere...
- Ah! Così è... Uno a uno... Tutti? È meglio allora al cabaret... C’è più animazione...
Annabella rideva, fissava il colonnello con occhi pieni di promesse, il dottore ripeteva:
- Terra retrograda, l’arte viene relegata nei cabaret.
- Non si trova neppure una cuoca, - si lamentò Nacib.
(…)

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