30 maggio 2018

da “Il libro dell’inquietudine” – Fernando Pessoa

dipinto di Gustav Klimt
da “Il libro dell’inquietudine” – Fernando Pessoa
470. 

In ogni spirito, che non sia anormale, è connaturale il credere in Dio. In ogni spirito, che non sia anormale, non è connaturale il credere in un Dio ben preciso. È una qualche entità, esistente e impossibile, che governa tutto; la cui persona, ammesso che ne abbia una, nessuno è capace di definire; i cui disegni, ammesso che se ne serva, nessuno è in grado di perscrutare. Nominandolo Dio diciamo tutto, perché, non avendo la parola Dio alcun significato preciso, lo affermiamo senza dire alcunché. Gli attributi di infinito, di eterno, di onnipotente, di sommamente buono e giusto che a volte gli assegniamo, decadono da soli come tutti gli aggettivi inutili quando il sostantivo è sufficiente. E Lui, che in quanto indefinito non può avere attributi, è per ciò stesso il sostantivo assoluto. Uguale certezza e uguale vaghezza coesistono in relazione all’immortalità dell’anima. Tutti noi sappiamo di morire; tutti noi sentiamo che non moriremo. Non è esattamente un desiderio, e neppure una speranza, a darci questa visione nel buio che confondiamo con la morte: è un ragionamento fatto con il cuore, che rifiuta […]

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