Edith Holman - Hunt's Drawing Room
da “I
segreti della tavola di Montalbano” – Stefania Campo
Trattoria Da Tanino, a Mazara del Vallo
Salvo è di gusti
difficili, ma proprio a Mazara del Vallo, un paese della provincia di Trapani,
si imbatte nei piatti di Tanino considerato un vero e proprio maestro
delle arti bianche.
“Arrivò alla
trattoria di Mazàra che l’accolsero come il figlio pròtico.
‘L’altro giorno m’è
parso di capire che affittate stanze’.
‘Sì, di sopra ne
abbiamo cinque. Ma siamo fòra stascione, affittata ce n’è una sola’.
Gli fecero la
cammara, ampia, luminosa, dritta sul mare.
Si distese sul letto,
svacantato di pinseri ma sentendosi gonfiare il petto da una felice malinconia.
Stava mollando gli ormeggi per salpare verso “the country sleep” quando sentì
truppiare alla porta.
‘Avanti, è aperta’.
Sulla soglia comparve
il cuoco. Era un omone di notevole stazza, di una quarantina d’anni, nìvuro
d’occhi e di pelle.
‘Che fa? Non scinni?
Ho saputo ch’era arrivato e le ho preparato una cosa che…’.
Cosa gli avesse
preparato il cuoco non riuscì a sentirlo perché una musica soave e dolcissima,
una musica di paradiso, aveva principiato a sonargli nelle orecchie. (…)
“La pasta ai granchi
di mare aveva la grazia di un ballerino di gran classe…”.
(Il ladro di
merendine)
“Arrivato il secondo,
ebbero una sorpresa. ‘Polpette!!’ esclamò indignato il professore. ‘Le polpette
si danno ai cani!’. Il commissario non si sbilanciò, il sciauro che dal piatto
acchianava al suo naso era ricco e denso. (…) Il commissario si mise in bocca mezza
polpetta e con la lingua e con il palato principiò un’analisi scientifica che Jacomuzzi
poteva andare ad ammucciarsi. Dunque: pesce, e non c’era dubbio, cipolla, peperoncino,
uovo sbattuto, sale, pepe, pangrattato. Ma all’appello mancavano ancora due
sapori da cercare sotto il gusto del burro ch’era servito per friggere. Al
secondo boccone, individuò quello che non aveva scoperto prima: cumino e
coriandolo. ‘Koftas!’ esclamò stupefatto. ‘Che ha detto?’ spiò Pintacuda.
‘Stiamo mangiando un piatto indiano fatto alla perfezione’”.
(Il ladro di
merendine)
“Fermò davanti al
ristorante dov’era già stato la volta precedente. Si sbafò un sauté di vongole
col pangrattato,(…) un rombo al forno con origano e limone caramellato. Completò
con uno sformatino di cioccolato amaro con salsa all’arancia. Alla fine si
susì, andò in cucina e strinse commosso la mano al cuoco, senza dire parola”.
(Il ladro dimerendine)
A Mazara del Vallo il
commissario si ferma anche al bar di piazza Mokarta.
“‘Stammi a sentire’
suggerì Valente. ‘Io lo so che mia moglie non sa fare il caffè. A trecento
metri da qui c’è piazza Mokarta, t’assetti al bar e te ne bevi uno buono’. (…)
Non ordinò subito il caffè, prima si dedicò a un sostanzioso e profumato piatto
di pasta al forno che lo sollevò dalla cupezza in cui l’aveva sprofondato
l’arte culinaria della signora Giulia. Quando Rahman arrivò, Montalbano aveva
fatto sparire le tracce della pasta e aveva davanti solo un’innocente tazzina
di caffè vacante”.
(Il cane di
terracotta)
Nessun commento:
Posta un commento