14 maggio 2017

T. S. Eliot - La terra desolata V. CIO’ CHE DISSE IL TUONO

John Atkinson Grimshaw - Shipping on the Clyde
T. S. Eliot - La terra desolata

V. CIO’ CHE DISSE IL TUONO

Dopo la fiamma rossa delle torce su facce sudate
Dopo il silenzio di gelo nei giardini
Dopo l’agonia in luoghi petrosi
Le urla e i lamenti
Prigione e palazzo e riverbero
Di tuono primaverile su monti distanti
Colui che era vivo ora è morto
Noi che eravamo vivi ora stiamo morendo
Con un po’ di pazienza.

Qui non c’è acqua ma solo roccia
Roccia e non acqua e la strada di sabbia
La strada che sale zigzagando nei monti
Che sono monti di roccia senza acqua
Se ci fosse acqua ci fermeremmo a bere
Fra le rocce non si può pensare o sedere
Il sudore è asciutto e i piedi pestano sabbia
Se ci fosse solo acqua nella roccia
Morta bocca montuosa di denti cariati che non sputa
Qui non si può stare in piedi né coricati né seduti
Non c’è nemmeno il silenzio fra i monti
Ma arido tuono sterile senza pioggia
Non c’è nemmeno solitudine fra i monti
Ma rosse facce smorte ridono e ringhiano
Da porte di case di fango crepato
Se vi fosse acqua

E non roccia
Se ci fosse roccia
E anche acqua
E acqua
Una fonte
Una pozza nella roccia
Se ci fosse solo il suono dell’acqua
Non la cicala
E il canto dell’erba secca
Ma suono d’acqua sulla roccia
Dove il tordo eremita canta nei pini
Drip drop drip drop drop drop drop
Ma non c’è acqua

Chi è il terzo che cammina sempre al tuo fianco?
Quando conto, siamo solo tu e io
Ma se guardo innanzi per la strada bianca
C’è sempre un altro che cammina al tuo fianco
Scivola ravvolto in un mantello bruno, incappucciato
Non so se sia un uomo o una donna
…Ma chi è che ti sta sull’altro fianco?

Cosa è quel suono alto nell’aria
Mormorio di lamentazioni materne
Chi sono quelle orde incappucciate che sciamano
Per pianure sterminate, inciampando nella terra crepata
Stretta dall’orizzonte piatto soltanto
Qual è quella città oltre i monti
Si crepa e riforma e scoppia nell’aria viola
Torri cadono
Gerusalemme Atene Alessandria
Vienna Londra
Irreale

Una donna si tirò indietro i lunghi capelli neri
E su quelle corde suonò una musica di sussurri
E pipistrelli con facce di neonati nella luce viola
Fischiavano, e battevano le ali
E strisciavano a testa in giù lungo un muro nero
E sottinsù nell’aria erano torri
Degli scampanii reminiscenti , che battevano le ore
E voci cantavano da cisterne vuote e pozzi esausti.

In questo buco putrefatto fra i monti
Nel debole chiar di luna, l’erba canta
Sopra le tombe dissestate, intorno alla cappella
Questa cappella vuota, casa solo al vento.
Non ha finestre, e la porta sbatte,
Le ossa secche non fanno male a nessuno.
Solo un gallo cantava sul culmine del tetto
Co co rico co co rico
Nel lampo del fulmine. Poi una raffica fredda
Portando pioggia
Il Ganga era sprofondato, e le foglie pendule
Aspettavano pioggia, mentre le nuvole nere
Si radunavano lontano, sopra l’Himavant.
La giungla era rannicchiata, ingobbita nel silenzio.
Po parlò il tuono
DA
Datta: cosa abbiamo dato?
Amica mia, col sangue che scuote il cuore
Il Coraggio terribile della resa di un attimo
Che un secolo di prudenza non può ritrattare
Per questo, questo solo abbiamo vissuto
Che non sarà scritto nei nostri necrologi
O sulle lapidi addobbate dal ragno benevolo
O sotto i sigilli rotti dal notaio scarno
Nelle nostre stanze vuote
DA
Dayadhvam: ho sentito la chiave
Girare una volta nella porta e girare una volta solo
Noi pensiamo alla chiave, ciascuno nella sua prigione
Pensa alla chiave, ciascuno conferma una prigione
Solo al cadere della notte, voci eteree
Rianimano per un momento un Coriolano affranto
DA
Damyata: la barca rispondeva
Gaia alla mano esperta di vela e remo
Il mare era calmo, il tuo cuore avrebbe risposto
Gaio, qualora invitato, battendo obbediente
Alle abili mani

Sedetti sulla sponda
Pescando, con la pianura arida alle spalle
Metterò almeno in ordine le mie terre?
Il Ponte di Londra cade giù cade giù cade giù
Poi s’ascose nel foco che gli affina
Quando fiam uti chelidon… O rondine rondine
Le Prince d’Aquitaine à la tour abolie
Con questi frammenti ho puntellato le mie rovine
Why then Ile fit you. Hieronymo è ancora pazzo.
Datta. Dayadhvam. Damyata.
Shantih shantih shantih

traduzione di Massimo Bacigalupo
da T. S. Eliot,il sermone del fuoco a cura di Massimo Bacigalupo
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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