Renato Guttuso - Mano con garofano rosso
da Il libro dell’inquietudine –
Fernando Pessoa
180.
Intervallo
Ho fallito
in anticipo la vita, perché neppure sognandola, essa mi è apparsa deliziosa. È
sopraggiunta la stanchezza dei sogni… Nel sentirla ho avuto una sensazione
esteriore e falsa, come se fossi arrivato al termine di una strada infinita. Ho
trasbordato da me stesso non so per quale direzione e sono restato così,
ristagnante e inutile. Sono qualcosa che è stato. Non mi trovo dove mi sento e
se mi cerco, non so chi mi cerca. Un tedio per tutte le cose mi fa rammollire.
Mi sento espulso dalla mia anima. Assisto a me stesso. Presenzio a me stesso.
Le mie sensazioni passano davanti a chissà quale mio sguardo come cose esterne.
In ogni cosa mi annoio di me stesso. Tutte le cose, persino nelle loro radici
misteriose, sono dello stesso colore della mia noia. Erano già appassiti i
fiori che le Ore mi hanno dato. La mia unica possibile azione è sfogliarli
lentamente. E tutto ciò è così complesso di invecchiamenti! La più piccola
azione è per me dolorosa come un atto eroico. Mi costa immaginare anche il più
piccolo gesto, come se fosse qualcosa che pensassi davvero di realizzare. Non
aspiro a nulla. Mi duole la vita. Sto male dove sto e sto già male dove penso
di poter stare. L’ideale sarebbe non avere nessun altro movimento salvo il
movimento falso di uno zampillo – andare su per ricadere sullo stesso posto,
luccichio al sole senza alcuna utilità, che produce un suono nel silenzio della
notte affinché chi sogna, nel suo sogno, pensi ai fiumi e sorrida in completo
abbandono.
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