dipinto di Susan Ryder
da “La relazione” – Andrea Camilleri
(…)
Il
trillo del campanello lo fa sobbalzare. Immagina per un attimo di trovarsi di
fronte la sconosciuta. Un’alterazione minima del battito del cuore. Va ad
aprire. La Baronessa Margherita Ardigò lo fissa imperiosa.
“Se
tra dieci minuti non sale su a cenare con noi non le rivolgerò mai più la parola.”
È
stata Mutti a raccomandarlo alla Baronessa e quella ha preso sul serio il
compito assegnatole. Non può sottrarsi, rifiutare per la terza volta l’invito
suonerebbe come un’offesa ingiustificata.
Oltre
a Mauro c’è un altro ospite, Giorgio, nipote adorato della Baronessa. Di lui
Mauro sa solo che è un trentenne scapolo che ama la bella vita, le auto
sportive costosissime e che si veste con trasandata eleganza. Dove lavori, cosa
faccia, un mistero. Mutti sostiene che Giorgio deve essere una specie di gigolò
o qualcosa d’affine e che viene a trovare spesso la zia perché questa stravede
per lui ed è felice di allargare i cordoni della borsa. Meno male che quella
sera c’è lui a tenere banco, perché diversamente per tutta la cena Mauro
avrebbe dovuto sorbirsi i noiosi monologhi della Baronessa, dato che il Barone
suo marito,
essendo
totalmente sordo e alquanto svanito, preferisce starsene in silenzio. Giorgio
sta raccontando di un suo recente viaggio d’affari a Berlino, affari non meglio
precisati, quando la Baronessa l’interrompe: “Ci sei andato solo?»”
Sempre
secondo Mutti pare che la zia pretenda da Giorgio, in cambio delle sostanziose
regalie, il racconto minuzioso e dettagliato delle avventure amorose.
“Solissimo.”
“Non
ti credo.”
“Devi
credermi invece, sono partito da solo perché ero certo che lì avrei trovato
compagnia.”
“E
l’hai trovata?”
“Certamente.
Fin dalla prima sera mi è stata presentata una ragazza che sarebbe stata la mia
accompagnatrice per tutta la durata del soggiorno.”
“Era
una loro impiegata?”
“Ma
no, zia! Sono ragazze che fanno proprio questo mestiere. Oltre ad essere di
bell’aspetto sono anche abbastanza colte. La mia parlava italiano, inglese e
francese.”
“Accompagnano
anche in camera da letto?”
“Solo
se ne hanno voglia, non ne sono obbligate, queste prestazioni non rientrano nel
contratto.”
“Mi
faccia capire” interviene Mauro. “Lei ha firmato un contratto con la ragazza?”
Giorgio
ride.
Io
no, ma quelli che me l’hanno procurata credo di si. Se non si è trattato di un
vero contratto, hanno sottoscritto qualcosa di simile.”
“Con
la ragazza?”
“Con
lei no, ma con l’agenzia dalla quale dipende.”
“Ce
ne sono anche in Italia di queste agenzie?”
“Certamente.”
Non è stato lei a
telefonare all’agenzia?
La
cena non si è prolungata in un dopocena perché la Baronessa usa andare a letto
presto
(…)
da “La relazione” – Andrea Camilleri
(…)
Il
trillo del campanello lo fa sobbalzare. Immagina per un attimo di trovarsi di
fronte la sconosciuta. Un’alterazione minima del battito del cuore. Va ad
aprire. La Baronessa Margherita Ardigò lo fissa imperiosa.
“Se
tra dieci minuti non sale su a cenare con noi non le rivolgerò mai più la parola.”
È
stata Mutti a raccomandarlo alla Baronessa e quella ha preso sul serio il
compito assegnatole. Non può sottrarsi, rifiutare per la terza volta l’invito
suonerebbe come un’offesa ingiustificata.
Oltre
a Mauro c’è un altro ospite, Giorgio, nipote adorato della Baronessa. Di lui
Mauro sa solo che è un trentenne scapolo che ama la bella vita, le auto
sportive costosissime e che si veste con trasandata eleganza. Dove lavori, cosa
faccia, un mistero. Mutti sostiene che Giorgio deve essere una specie di gigolò
o qualcosa d’affine e che viene a trovare spesso la zia perché questa stravede
per lui ed è felice di allargare i cordoni della borsa. Meno male che quella
sera c’è lui a tenere banco, perché diversamente per tutta la cena Mauro
avrebbe dovuto sorbirsi i noiosi monologhi della Baronessa, dato che il Barone
suo marito,
essendo
totalmente sordo e alquanto svanito, preferisce starsene in silenzio. Giorgio
sta raccontando di un suo recente viaggio d’affari a Berlino, affari non meglio
precisati, quando la Baronessa l’interrompe: “Ci sei andato solo?»”
Sempre
secondo Mutti pare che la zia pretenda da Giorgio, in cambio delle sostanziose
regalie, il racconto minuzioso e dettagliato delle avventure amorose.
“Solissimo.”
“Non
ti credo.”
“Devi
credermi invece, sono partito da solo perché ero certo che lì avrei trovato
compagnia.”
“E
l’hai trovata?”
“Certamente.
Fin dalla prima sera mi è stata presentata una ragazza che sarebbe stata la mia
accompagnatrice per tutta la durata del soggiorno.”
“Era
una loro impiegata?”
“Ma
no, zia! Sono ragazze che fanno proprio questo mestiere. Oltre ad essere di
bell’aspetto sono anche abbastanza colte. La mia parlava italiano, inglese e
francese.”
“Accompagnano
anche in camera da letto?”
“Solo
se ne hanno voglia, non ne sono obbligate, queste prestazioni non rientrano nel
contratto.”
“Mi
faccia capire” interviene Mauro. “Lei ha firmato un contratto con la ragazza?”
Giorgio
ride.
Io
no, ma quelli che me l’hanno procurata credo di si. Se non si è trattato di un
vero contratto, hanno sottoscritto qualcosa di simile.”
“Con
la ragazza?”
“Con
lei no, ma con l’agenzia dalla quale dipende.”
“Ce
ne sono anche in Italia di queste agenzie?”
“Certamente.”
Non è stato lei a
telefonare all’agenzia?
La
cena non si è prolungata in un dopocena perché la Baronessa usa andare a letto
presto
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