6 maggio 2018

da “Tuttomio – Andrea Camilleri

dipinto di Annick Bouvattier
da “Tuttomio – Andrea Camilleri
(…)
Ma cosa sta facendo il ragazzino? Le viene da sorridere.
Si china un po’ di più, guarda dall’immancabile buco.
Il ragazzine è ancora tutto vestito, si è solo tolto lo zainetto, ha la camicia completamente aperta sul petto con pochi esili peli biondi, sta con le spalle appoggiate alla parete della cabina, la testa riccioluta a guardarsi le scarpe di tela blu.
Arianna si muove, sposta il lettino che Franco ha orientato coi piedi verso la porta in modo che ora venga a trovarsi perpendicolare rispetto alle due pareti laterali. Ci entra a stento.
Dal borsone tira fuori il costume da bagno, l’asciugamano da spiaggia, un pacchetto di sigarette, l’accendino.
Si stende, sempre nuda, sul lettino, accende una sigaretta, comincia a fumare.
La parete che ha di fronte è quella col buco.
Allarga le gambe fino a che i piedi toccano terra ai lati del lettino.
Guarda l’ora. Mancano cinque minuti alle dieci.
Di sicuro Giulio non arriverà prima delle undici.
Ora sente si di sé lo sguardo del ragazzino che comincia a percorrerle il corpo come un laser.
Finisce con calma la sigaretta. La getta a terra sul cemento, la spegne.
poi, ripiegando più volte l’indice, fa cenno al ragazzino di venire da lei.
Pochi secondi appresso, la luce del sole irrompe per un istante nella cabina, sparisce.
Il ragazzino è entrato.
“Chiudi a chiave” dice lei.
Il ragazzino esegue, ma non si scosta dalla porta.
“Be’?”
“Non so se…”
Lei si solleva appena sul lettino appoggiandosi su un gomito, lo guarda interdetta.
Ha messo lo stesso slippino da bagno nero dell’altra volta.
E in più fa una sorta di broncio delizioso con le labbra, così rosse e umide che sembrano siliconate.
“Che hai?”
“Ho pensato che non è il caso.”
“Che significa non è il caso?”
Non risponde.
Guarda davanti a sé, evitando di posare gli occhi sul corpo nudo di Arianna.
Lei adesso pretende una spiegazione, tutto s’aspettava, ma non quell’atteggiamento dubbioso, anzi, per la verità, si era preparata a un assalto giovanile, impetuoso e violento. E magari troppo breve. Il solito fuoco di paglia di questi ragazzini.
“Scusami, ma sei stato proprio tu, giovedì scorso, a dirmi che mi avresti voluta da sola prima dell’ultima volta. Non è così?”
“Sì.”
“E io ti ho accontentato, come vedi.”
“Sì, ma…”
“Ieri sera ti ho telefonato di nascosto da Giulio per dirti che stamattina avremmo potuto vederci per un’oretta da soli. Io sono venuto, tu sei venuto, e ora che ti piglia?”
“Quello lì, tuo marito, mi fa…”
“Che ti fa? Pena, ribrezzo?”
“No, paura.”
Arianna scoppia a ridere.
“Ma dai, Mario! Giulio che fa paura a qualcuno! E’ come spaventarsi davanti a un agnello! Peccato che non lo posso raccontare in giro! Morirebbero tutti dal ridere!”
Lui resta imbronciato.
“Su, vieni qua.”
Si mette a sedere sul lettino. Mario fa qualche passo di malavoglia, e si siede accanto.
“Vuoi una sigaretta?”
“Sì.”
La prende dal pacchetto, se l’infila tra le labbra, l’accende, dà un tiro, gliela passa.
Mentre Mario fuma, lei gli mette il braccio intorno alla vita, lo stringe e lo tira un poco verso di sé.
Lui non oppone resistenza.
(…)

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