2 maggio 2018

Sonetto XXIII – Pablo Neruda

dipinto di Aldo Balding
Sonetto XXIII – Pablo Neruda

Fu luce il fuoco e pane la luna risentita,
il gelsomino duplicò il suo stellato segreto,
e del terribile amore le dolci mani pure
diedero pace ai miei occhi e sole ai miei sensi.

Oh amore, come d'improvviso, dalle lacerazioni,
costruisti l'edificio della dolce fermezza,
sconfiggesti l'unghie maligne e gelose
e oggi di fronte al mondo siamo come una sola vita.

Così fu, così è e così sarà fino a quando,
selvaggio e dolce amore, beneamata Matilde,
il tempo c'indicherà il fiore finale del giorno.

Senza te, senza me, senza luce più non saremo:
allora oltre la terra e l'ombra
lo splendore del nostro amore continuerà a esser vivo.

Nessun commento:

Posta un commento