27 luglio 2018

Sonetto LXXXVII – Pablo Neruda

Sonetto LXXXVII – Pablo Neruda

I tre uccelli del mare, tre fulmini, tre forbici,
passarono pel cielo freddo verso Antofagasta,
per questo restò tremante l'aria,
tutto tremò come bandiera ferita.

Solitudine, dammi il segno della tua origine incessante,
l'appena strada degli uccelli crudeli,
e il palpito che senza dubbio precede
il miele, la musica, il mare, la nascita.

(Solitudine sostenuta da un volto costante
come un grave fiore disteso senza sosta
fino a comprendere la pura moltitudine del cielo).

Volavano ali fredde del mare, dell'Arcipelago,
verso l'arena del Nordovest del Cile.
E la notte chiuse il suo celeste chiavistello.

Trad. Giuseppe Bellini

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