Fernando Botero- Donna che si spoglia
da “Gli amori
difficili" – Italo Calvino
L'avventura di un bandito, (1949)
L'importante era non
farsi arrestare subito. Gim s'appiattì nel vano d'una porta, i poliziotti
sembrava corressero diritto, invece a un tratto sentì i loro passi tornare
indietro, voltare per il vicolo. Saltò via di corsa, a balzi leggeri.
- Fermati o spariamo,
Gim!
«Ma và, bravo,
spariamo!» pensava lui, e già era fuori tiro, a gran spinte di piede sull'orlo
dei gradini acciottolati, giù per le sbilenche vie della città vecchia. Sopra
la fontana saltò la ringhiera della rampa, poi fu sotto l'arcata che
ingigantiva il battere dei passi. Tutto il giro che gli veniva in mente era da
scartare: non Lola, non Nilde, non Renée. Tra poco quelli
sarebbero stati
dappertutto, a bussare alle porte. Era una notte tenera, con nuvole così chiare
che sarebbero andate bene anche di giorno, sopra gli archi campati alti sui
vicoli.
A sboccare nel le vie
larghe della città nuova, Mario Albanesi detto Gim Bolero frenò un po' il suo abbrivio,
rincalzò dietro le orecchie le filze di capelli che gli erano cadute sulle
tempie. Non si sentiva un passo. Traversò deciso e discreto, arrivò al portone
dell'Armanda, salì. A quest'ora certo non aveva più nessuno e dormiva; Gim
bussò con forza.
- Chi c'è? - fece
dopo un po' una stizzosa voce d'uomo. - A quest'ora si dorme... - Era Lilin.
- Apri un momento,
Armanda, sono io, sono Gim, - fa lui, non forte, ma deciso.
Armanda si rivolta
nel letto: - Uh, Gim, bello, adesso ti apro, uh, c'è Gim -. S'attacca al
tirante a capo del letto che fa aprire la porta, e tira.
La porta scatta,
docile; Gim va per il corridoio, a mani in tasca, entra in camera. Nel grande
letto d'Armanda il corpo di lei, dagli alti rilievi del lenzuolo, sembra lo
occupi tutto. Sul guanciale, la faccia senza trucco, sotto la frangetta nera,
si lascia andare in borse e rughe. Più in là, come in una grinza della coperta
a un lato del letto, c'è coricato suo marito Lilin, e sembra voglia sprofondare
nel guanciale con la sua piccola faccia bluastra per riacchiappare il sonno
interrotto.
Lilin deve aspettare
che l'ultimo cliente se ne sia andato per potersi mettere a letto e smaltire il
sonno di cui si carica nelle sue pigre giornate. Non c'è niente al mondo che
Lilin sappia o voglia fare; basta che abbia da fumare è tranquillo. Armanda non
può dire che Lilin le costi, tranne che per i pacchi di tabacco che brucia in capo
a un giorno. Esce col suo pacco il mattino, si siede dal ciabattino, dal rigattiere,
dal fumista, arrotola una cartina dopo l'altra e fuma, seduto su quegli
sgabelletti da bottega, le lunghe mani lisce da ladro sui ginocchi, lo sguardo
smorto, sentendo tutti come una spia, non mettendo quasi mai bocca nei discorsi
se non per brevi frasi e inaspettati sorrisi storti e gialli.
(…)
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