dipinto di Annick Bouvattier
Luce artigianale - Nuno JùdiceHo imparato l’arte del lampo, strappando
al cielo i suoi ponti. Ho disteso un mucchio di ceneri ancora
calde sopra le tende di pomeriggio. Ho visto la lava
disperdersi in un sorriso di fuoco, e ho seguito quel fiume nero
fino al delta delle tue braccia.
«Tutto potrebbe essere nato nella lentezza
delle labbra, nell’esecuzione perfetta di un sussurro»,
mi hai detto. Avremmo potuto discutere
la sua logica fino alla fine della frase, come se l’amore
non mettesse a tacere la ragione.
Tuttavia ho avvertito appena l’eco di una voce, e l’ombra
del suo suono sommarsi a un cristallo di luci
sul palcoscenico delle buganvillee dove ci unimmo. E
ho dischiuso una feritoia di stelle sotto le tue palpebre,
vedendo correre la sua luce nella cavità delle ascelle.
Chi penetra negli olivi della memoria, portando
sul dorso dei muli un’offerta di vita che cade
goccia a goccia, da un distillatore di istanti? Invano ho teso
le mani per catturarli, e le mani ho riempito con l’essenza
di ogni minuto di estasi, come se quel tempo non fosse
passato, al di là, dove la vista si perde
oltre gli ultimi ponti.
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