3 luglio 2018

queste mani tenevano la loro creatura sopra l’indifferenziato del mare – Maria Grazia Calandrone

Jacob Lawrence - The migration series
 queste mani tenevano la loro creatura sopra l’indifferenziato del mare – Maria Grazia Calandrone


davanti al mare è questo orfanotrofio
senza utopia, la forza armata

di questa inespugnabile infelicità
che non ha più nessuno da aspettare

e invidia la vita

siamo noi gli ignavi, abbiamo vite
armate
per non riconoscere la nostra paura nella paura
degli altri, il nostro
respiro nel respiro
degli altri – il singolo respiro
nella massa di quel respiro umano che si gonfia e non basta
a fermare l’ondata

immagina che sia tua
la vita che chiede asilo

immaginiamo che sia nostra
la disperata utopia
di questo gigantesco
voler rinascere

immaginiamo siano i nostri corpi
questi corpi lasciati
a cadere nell’indifferenziato come orfani

l’assoluto abbandono della nascita di un orfano è senz’altro paragonabile all’abbandono nel quale è gettata ognuna di queste vite
che chiede di rinascere

quando sono i figli a morire, non esiste nemmeno la parola per dirlo. anche la liturgia, in quei rari, emblematici casi, si avvale di perifrasi : O Maria cum filio tuo mortuo…

biancore sovraumano di legno morto
– figlio mio
fatto di carne
umana
combustibile,
marcescibile
figlio mio

nel bruciare
del sale, riconosco il tuo odore di selva
e di laboratorio solare, quel profumo sensibile di pelle fresca e cotone
lavato – poi
per un attimo, riconosco lo sguardo dei tuoi occhi
che ho portato con me, in questa vita
che non arriva più

Roma, 24 giugno 2016
Canti per i senza patria. Poesia n. 319, Ottobre 2016

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