5 luglio 2018

Visita ai poeti in esilio - Bertolt Brecht

Claude Monet - Gladioli
Visita ai poeti in esilio - Bertolt Brecht

Quando in sogno egli entrò nella capanna
dei poeti in esilio, che è prossima a quella
dove i maestri in esilio dimorano – litigi e risate
ne udiva venire – a lui sulla soglia si fece
Ovidio e, a mezza voce, gli disse:
“Meglio che tu non ti sieda, ancora. Non sei ancora morto. Chi sa
se non ritorni in patria, forse? E senza che altro si muti
fuor che tu stesso”. Ma, con uno sguardo di conforto,
si avvicinò Po Chu-I e sorridendo gli disse: “Meritatamente
fu colpito, chi nominò l’ingiustizia anche solo una volta”.
E il suo amico Tu Fu disse, tranquillo: “Capisci, l’esilio
non è il luogo adatto a dimenticar la superbia”. Ma più terrestre,
e tutto stracci, Villon entrò in mezzo chiedendo: “La casa
dove stai, quante porte ha?” E Dante lo prese
da parte, per la manica, e gli mormorò: “Quei tuoi versi,
amico, son brulicanti di errori: considera dunque
che tutto è contro di te!” E Voltaire, più lontano, chiamando:
“Bada al soldo, O ti affamano!”
“E mettici qualche burletta!”, grido Heine. “Ma è inutile!”,
brontolò Shakespeare: “Quand0 Re Giacomo venne
anch’io non potei scriver più”. “E se arrivi al processo,
per avvocato prenditi un cialtrone!”, raccomandava Euripide,
“perché conosce i buchi nella rete della Legge”. Le risa
duravano ancora quando, dall’angolo più tenebroso,
venne una voce: “O tu, li sanno a mente
quei tuoi versi? E quelli che li sanno
si salveranno dai persecutori?” “Quelli
sono i dimenticati», disse, a bassa voce, Dante:
“non solo i corpi a loro, anche l’opere furono distrutte”.
Cessarono le risa. Nessuno osava guardare laggiù. Il nuovo venuto
era impallidito.

Traduzione di Franco Fortini

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