4 settembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un impiegato, (1953) – Italo Calvino

Domenico Gnoli, Hair partition, 1968, Acrylic and sand on canvas, The Ludwig Museum at the Russian Museum, Saint Petersburg
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un impiegato, (1953)  – Italo Calvino
 (…)
- Buongiorno, signore, s'accomodi, signore, - disse il barbiere in un falsetto professionale che a Enrico Gnei suonò come una strizzatina d'occhio.
- Mah, mah! Facciamoci la barba! - rispose con scettica condiscendenza, guardandosi nella specchiera. Il suo viso, con l'asciugamano annodato al collo, appariva come un oggetto a sé stante, e qualche segno di stanchezza, non più corretto dal portamento generale della persona, vi prendeva rilievo; ma era pur sempre un viso affatto normale, come quello d'un viaggiatore sbarcato dal treno all'alba, o d'un giocatore che ha passato la notte sulle carte; non fosse stata, a distinguere la particolare natura della sua fatica, una cert'aria - osservò compiaciuto il Gnei - rilassata e indulgente, d'uomo che la sua parte ormai l'ha avuta, ed è pronto al peggio come al meglio.
«A ben altre carezze, - parevano dire le guance di Gnei al pennello che le avvolgeva di calda schiuma, - a ben altre carezze che non le tue siamo avvezzate!»
«Raschia, rasoio, - pareva dire la sua pelle, - non raschierai quel che ho sentito e so!» Era, per Gnei, come se una conversazione piena d'allusioni si svolgesse tra lui e il barbiere, che invece stava zitto anche lui, manovrando con impegno i suoi arnesi. Era un barbiere giovane, poco loquace più per difetto di fantasia che per riserbatezza di carattere; tanto è vero che, volendo attaccar discorso, disse: - Quest'anno, eh? Già bel tempo, eh? La primavera...
La battuta giunse al Gnei nel bel mezzo della sua conversazione immaginaria, e la parola «primavera» si caricò di significati e sottintesi. - Aaah! La primavera... - disse, restando con un consapevole sorriso sulle labbra insaponate. E qui la conversazione s'esaurì.
Ma Gnei sentiva il bisogno di parlare, di esprimere, di comunicare. E il barbiere non diceva più niente. Gnei fece due o tre volte per aprire bocca mentre quello sollevava il rasoio, ma non trovava parole, e il rasoio tornava a posarglisi sopra il labbro e il mento.
- Come dice? - fece il barbiere, che aveva visto le labbra di Gnei muoversi senza che ne uscisse suono.
E Gnei, con tutto il suo calore: - Domenica, torna in squadra Boccadasse!
L'aveva quasi gridato; gli altri clienti voltarono verso di lui le facce a mezzo insaponate; il barbiere era rimasto col rasoio sospeso.
- Ah, lei tiene per il ***? - disse, un po' mortificato, - sa, io sono della ***, - e nominò l'altra
squadra cittadina.
- Oh, la ***, domenica avete una partita facile, sicura... - ma il suo calore era già spento.
(…)

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