Artemisia Gentileschi - Cleopatra 1620 olio su tela cm 97 x 71,5. Fondazione Cavallini-Sgarbi, Ferrara
Incontro
– Wislawa Szymborska
Riabbiamo
indosso nuovamente
i corpi sulla
terra già portati,
e la tromba del
giudizio eccellente
«Che per
l’eternità siate dannati»
ci rimbomba
nelle orecchie possente.
In frotta
cadiamo giù nello strapiombo,
spinti dal
fiato di quella tromba.
Le teste ci
guidano verso il fondo,
acchiappiamo il
vuoto dell’oltretomba.
Mai ci fu
caccia più vana al mondo!
Già il fuoco
che senza unghie artiglia
si avvolge
intorno alle nostre ossa,
già a gambe,
mani e viso s’appiglia
e già né
sospiri né suon di bussi,
come i vecchi
han previsto a meraviglia.
Cosa mai ho
fatto, sventurata,
che a piedi
scalzi nella pece affondo,
che il fuoco mi
ha tutta avviluppata,
che ho un
marchio d’infamia sulla fronte
per l’eternità,
giammai scemata?
A dispetto
d’ogni buon consiglio
(ma era meglio
non nascere per niente)
un libro
all’indice ho letto per puntiglio.
Ed è accaduto.
E nessun lamento
trarrà ora la
piagnona dall’imbroglio.
Se da viva mi
fossi almen pentita,
adesso avrei
tra le mani un liuto,
ma io, ormai
nel peccato indurita,
assolutamente
non ho potuto.
Tanto quel
libro mi ha irretita.
Per questo
condivido l’eternità
con grassatori
e pluriassassini.
Qui ci sono
strozzini senza pietà,
sicari e
trafficanti di bambini
e incendiari in
modesta quantità.
Qui
un’avvelenatrice abietta,
là un matricida
batte i canini,
altrove un boia
nel fuoco piroetta,
solo Madej non
è tra i vicini,
perché
all’ultimo Madej diede disdetta.
D’un tratto –
chi è là? Nel fumo denso,
credo da tutte
le Sodoma accorrente,
ora appare ora
da capo s’è perso
Anatole France
con la barba fluente
e un berrettino
sul cranio terso.
Al maestro
Anatole io grido forte:
Tuo era il
libro, sei stato Tu!
Lascia che
m’assieda alla tua corte.
In verità
sfrigoli gironi più giù,
ma che sia pur
comune la sorte!
E qui,
scambiatici un’occhiata,
scoppiamo in un
ridere smodato,
ma il riso si
espande di volata
e il sacco
dell’eternità, dall’eco enfiato,
si spacca.
È accaduto in
un giorno feriale,
mentre prima
delle otto andava a scuola,
sotto gli aceri
e i castagni del viale,
con la cartella
sotto braccio, sola,
la sottoscritta, mortale.
da Wislawa Szymborska. La
gioia di scrivere, tutte le poesie (1945 – 2009)
a cura di Pietro Marchesani - Adelphi Editore
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