5 luglio 2018

A un padre morente – Jean Hollander

dipinto di Carl Vilhelm Holsøe
A un padre morente – Jean Hollander

Metà dio, metà gonadi
non ha sgridato o maledetto
il serpente, sua figlia,
ma si è astenuto dal parlare
terminando la mia casuale creazione
quando smisi di acconsentire
al suo silente editto.
Il mio tradimento ci ha sciolti
asservendomi a vivere
in compiutezza di carne
con il mio lascito di ostinazione.

L’assenza mi ha curato
tagliando lentamente i fili
dai rocchetti della memoria
districando i colori tormentati
dal mio mantello d’amore.

Metà dio, metà gargoyle
a ottant’anni ha scansato
i futili servizi dell’amore,
si è ritratto nella metafora
lasciando il corpo alla dissoluzione
senza rimpianto,
avvizzendo la sua cane
fino allo scheletro di qualcuno
che non ho riconosciuto
quando si allontanò da me
in una strada piena di vento.

Con calma ha slacciato
il bottone della vita mortale
mentre la sua mente intonava
delicate spiegazioni
dell’uno, del niente, dell’eterno.

Metà dio, metà morto
a ottantasette anni ha contestato
il regime del medico
prevedendo di non essere adatto
a vivere tanto.
Avendo convissuto con la morte
smise di accorgersi
dello sfacelo della carne
del midollo che s’inacidiva
nelle ossa friabili.

Avevo sperato vivesse per sempre.

Pur rifiutando di chiamarmi figlia
anche all’apice del commiato
quel sangue agglutinante mi ha avvolto
nella sua circonferenza che svaniva
nominandomi erede di morte.

Da “Poesia” n. 296, settembre 2014. Crocetti Editore

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