Antonio Berni - Los emigrantes
Ai
respinti di Lampedusa il popolo italiano porge sentite condoglianze - Francesco
Sassetto
Da
giorni sui giornali, a pagine intere colorate, su Youtube,
alla
tivù le ricostruzioni, le interviste, le scene minuto
per
minuto dell’accadimento, per il dovere di informare,
per
documentare, con il gusto antico della pietà
a
buon mercato e dell’accanimento.
Così
il popolo italiano può ammirare dettagliatamente,
può
levare ad alta voce angoscia rabbia smarrimento,
e
poi girare un’altra pagina dell’orrore abituale, dopo
il
passeggero sdegno collettivo, dopo il pianto unanime
sul
disastro immane si può tornare all’IMU, alle funzioni
del
nuovo cellulare, alle partite sul satellitare.
Il
popolo italiano sempre innocente, sono loro, quelli che stanno
al
Governo e in Parlamento, che hanno fatto le leggi
sui
respingimenti, loro hanno firmato i trattati con Gheddafi,
e
poi è evidente che tutta questa gente qua non ci può stare.
Ve
l’hanno detto mille volte di cessare ostinati di affollare
quei
costosi barconi colabrodo a cercare qua chissà
quale
Eldorado, ve l’hanno ripetuto mille volte che per voi
non
c’è né casa né lavoro, la crisi è globale, è crollata
perfino
la domanda di badanti, le fabbriche chiudono o vanno
da
altre parti, per voi qua non c’è niente da fare.
Per
voi qua solamente l’iscrizione alla manovalanza
criminale,
a sorvegliare di notte le ragazze sulle strade,
diventare
cavalli del traffico di droga e il soggiorno
in
galera è assicurato e poi di nuovo a casa,
il
decreto di espulsione è già firmato.
Sì,
lo sappiamo che scappate dal terrore del fuoco e della fame,
da
epidemie e carestie e sabbia che s’inghiotte tutto,
dai
pozzi d’acqua recintati da mitragliatrici, ma noi
cosa
c’entriamo, che ci possiamo fare?
Noi
restiamo qua sgomenti ed impotenti a contemplare
le
scarpette ancora a galla, le bianche file delle bare
e
spargiamo lacrime amare e fiori sui vostri corpi in fondo
al
nostro mare che somiglia ormai a un cimitero,
una
discarica ancora da colmare.
Noi
dalle nostre rive sfogliamo stancamente il giornale
che
già annuncia nuovi barconi in avvicinamento, assuefatti
alla
compassione ad intermittenza, noi coristi del coro
che
grida forte e freme,
e
tace nuovamente il giorno dopo.
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