3 luglio 2018

Ai respinti di Lampedusa il popolo italiano porge sentite condoglianze - Francesco

Antonio Berni - Los emigrantes
Ai respinti di Lampedusa il popolo italiano porge sentite condoglianze - Francesco Sassetto

Da giorni sui giornali, a pagine intere colorate, su Youtube,
alla tivù le ricostruzioni, le interviste, le scene minuto
per minuto dell’accadimento, per il dovere di informare,
per documentare, con il gusto antico della pietà
a buon mercato e dell’accanimento.

Così il popolo italiano può ammirare dettagliatamente,
può levare ad alta voce angoscia rabbia smarrimento,
e poi girare un’altra pagina dell’orrore abituale, dopo
il passeggero sdegno collettivo, dopo il pianto unanime
sul disastro immane si può tornare all’IMU, alle funzioni
del nuovo cellulare, alle partite sul satellitare.

Il popolo italiano sempre innocente, sono loro, quelli che stanno
al Governo e in Parlamento, che hanno fatto le leggi
sui respingimenti, loro hanno firmato i trattati con Gheddafi,
e poi è evidente che tutta questa gente qua non ci può stare.

Ve l’hanno detto mille volte di cessare ostinati di affollare
quei costosi barconi colabrodo a cercare qua chissà
quale Eldorado, ve l’hanno ripetuto mille volte che per voi
non c’è né casa né lavoro, la crisi è globale, è crollata
perfino la domanda di badanti, le fabbriche chiudono o vanno
da altre parti, per voi qua non c’è niente da fare.

Per voi qua solamente l’iscrizione alla manovalanza
criminale, a sorvegliare di notte le ragazze sulle strade,
diventare cavalli del traffico di droga e il soggiorno
in galera è assicurato e poi di nuovo a casa,
il decreto di espulsione è già firmato.

Sì, lo sappiamo che scappate dal terrore del fuoco e della fame,
da epidemie e carestie e sabbia che s’inghiotte tutto,
dai pozzi d’acqua recintati da mitragliatrici, ma noi
cosa c’entriamo, che ci possiamo fare?

Noi restiamo qua sgomenti ed impotenti a contemplare
le scarpette ancora a galla, le bianche file delle bare
e spargiamo lacrime amare e fiori sui vostri corpi in fondo
al nostro mare che somiglia ormai a un cimitero,
una discarica ancora da colmare.

Noi dalle nostre rive sfogliamo stancamente il giornale
che già annuncia nuovi barconi in avvicinamento, assuefatti
alla compassione ad intermittenza, noi coristi del coro
che grida forte e freme,
e tace nuovamente il giorno dopo.
 

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