dipinto di Peregrine Heathcote
da “Crocevia” - Mario
Vargas Llosa
(…)
Quando
si svegliò era giorno. Sentiva il corpo di Chabela contro il proprio; la sua
testa non era appoggiata sul cuscino ma sulla spalla dell’amica e la sua mano
destra sul ventre liscio e levigato accanto al suo.
-
Buongiorno, dormigliona, - udì che le diceva, e sentì che le sfiorava la fronte
con le labbra. -Stavi sognando gli angioletti? Dormivi con il sorriso sulle
labbra.
Marisa
si strinse a Chabela, stirandosi, baciandola sul collo, accarezzandole il
ventre e le gambe con la mano libera. - Non credo di essere mai stata così
felice in vita mia, te lo giuro, - mormorò. Era vero, si sentivano proprio
così. L’amica si girò, abbracciandola a sua volta, e le parlò con la bocca
sulla sua, come se volesse imprimere le sue parole dentro di lei:
-
Anch’io, tesoro. In tutti questi giorni ho sognato che avremmo dormito insieme
e che ci saremmo svegliate così, come adesso. E mi sono masturbata ogni sera,
pensando a te.
Si
baciarono con la bocca aperta, intrecciando le lingue, ingoiando le salive e
sfregando le gambe, ma entrambe erano troppo esauste per fare di nuovo,
l’amore. Si misero a parlare, sempre abbracciate, la testa di Marisa che
riposava sopra la spalla di Chabela, una sua mano che intrecciava le dita per
gioco, nei radi peli pubici dell’amica.
-
La musica c’è davvero, - disse Marisa, mettendosi in ascolto. - L’avevo
sentita, ma pensavo di averla sognata. Da dove viene?
- L’avrà messa la ragazza quando è venuta a
pulire, - le disse Chabela all’orecchio. - Bertola, una salvadoregna
simpaticissima, la conoscerai. Mi tiene l’appartamento in modo impeccabile,
paga le bollette, mi riempie il frigorifero, ed è assolutamente affidabile. Hai
fame? Vuoi che ti prepari la colazione?
-
No, non ancora, qui si sta benissimo, non te ne andare, - disse Marisa
Trattenendo Chabela per i fianchi. - Mi piace sentire il tuo corpo. Non sai
quanto sono felice, amore mio.
-
Ti dico un segreto, Marisa, - e sentì l’amica che, mentre le sussurrava
all’orecchio, le mordeva il lobo, piano. – E’ la prima volta che faccio l’amore
con una donna.
Marisa
spostò la testa dalla spalla per guardare Chabela negli occhi. Era serissima e
sembrava che si vergognasse. Aveva un paio di occhi profondi, scuri, i
lineamenti marcati, la pelle liscia e senza imperfezioni, la bocca con le
labbra spesse.
-
Anch’io, Chabela, - mormorò. - E’ la prima volta, anche se magari non ci credi.
-
Davvero? – ribatté l’amica, con un’espressione incredula.
-
Te lo giuro, - Marisa affondò di nuovo la testa nel collo di Chabela. – Anzi.
Vuoi sapere una cosa? Ero piene di pregiudizi, quando mi dicevano che a
qualcuna piacevano le donne, che era un’invertita, mi faceva un po’ schifo. Che
stupida, no?
-
A me schifo no, piuttosto curiosità, - disse Chabela. – Ma è vero, non si sa
niente di sé fino a quando non accadono le cose. Perché l’altra notte, quando
mi sono svegliata sentendo la tua mano sulla gamba e il tuo corpo che aderiva
alla mia schiena, mi sono eccitata come non mi era mai capitato. Un pizzicorino
tra le gambe, il cuore che batteva a tutto spiano, mi sono bagnata tutta. Non
so come ho osato prenderti la mano…
- … e mettermela qui, - mormorò Marisa,
cercandola, aprendole l’inguine, toccandole il pube, sfregandole piano le
labbra del sesso. – Posso dirti che ti amo? Ti dispiace?
-
Ti amo anch’io, - Chabela le allontanò la mano con affetto, baciandogliela. – M
non farmi venire di nuovo, altrimenti non mi alzo più da questo letto. Vuoi che
apra le tende? Vedrai quanto è bello il mare.
(…)
Traduzione
di Federica Niola, Giulio Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016
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