1 settembre 2018

da “Elogio della matrigna” – Mario Vargas Llosa

Bartholomeus Spranger -  Marte, Venere e Cupido, 1590, olio su tela cm 95x60. Graz, Eggenberg Palace
da “Elogio della matrigna” – Mario Vargas Llosa
(…)

Nell’intimità complice della scala, mentre ritornava in camera da letto, Lucrecia si accorse che ardeva da capo a piedi. ”Ma non è febbre” si disse, smarrita. Era possibile che la carezza inconsapevole di un ragazzino le facesse quell’effetto? Stai diventando una viziosa, cara mia. Era il primo sintomo della vecchiaia? Perché stava proprio fiammeggiando e aveva le gambe bagnate. Che vergogna, Lucrecia, che vergogna! E d’improvviso le venne in mente il ricordo di un’amica licenziosa che,durante un tè destinato a raccogliere fondi per la Croce Rossa, aveva suscitato rossori e risolini nervosi al suo tavolo raccontando che, quanto a lei, fare la siesta nuda con un suo figlioccio in tenera età che le grattava la schiena, l’accendeva come una torcia.
Don Rigoberto stava disteso supino, nudo sulla trapunta granata con disegni che sembravano scorpioni. Nella camera senza luce, appena rischiarata dal riflesso della via, la sua lunga sagoma bianchiccia, vellosa sul petto e sul pube, rimase ferma mentre donna Lucrecia si toglieva le pantofole e si distendeva accanto a lui, senza toccarlo. Dormiva già suo marito?
«Dove sei stata?» lo udì mormorare, con la voce pastosa e lenta dell’uomo che parla nel crepitare dell’illusione, una voce che lei conosceva tanto bene. «Perché mi hai abbandonato, vita mia?»
«Sono andata a dare un bacio a Fonchito. Mi ha scritto una lettera di auguri che non puoi immaginare. Per poco non ho pianto, tant’era affettuosa.»
Intuì che lui l’ascoltava appena. Sentì la mano destra di don Rigoberto sfiorarle la coscia. Bruciava, come una compressa di acqua bollente. Le sue dita frugarono, goffe, tra una piega e l’altra della sua camicia da notte. ”Si accorgerà che sono tutta bagnata” pensò, a disagio. Fu un malessere fuggevole, perché la stessa onda veemente che l’aveva assalita sulla scala ritornò al suo corpo, facendolo rabbrividire. Le sembrò che tutti i suoi pori si aprissero, ansiosi, in attesa.
«Fonchito ti ha visto in camicia da notte?» fantasticò, infiammata, la voce del marito. «Avrai fatto venire brutte idee a quel bambino. Questa notte farà il suo primo sogno erotico.» Lo udì ridere, eccitato, e anche lei rise: «Che dici, sciocco?». Al contempo, finse di picchiarlo, lasciando ricadere la mano sinistra sul ventre di don Rigoberto. Ma quello che toccò fu un’asta umana che si ergeva e pulsava.
«Ma che cos’è questo? Che cos’è questo?» esclamò donna Lucrecia, stringendola, tirandola, lasciandola, riprendendola. «Guarda che cos’ho trovato, be’, che sorpresa!»
(…)
Traduzione di Angelo Morino
Rizzoli Libri S.p.A., Milano 1990
 

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