1 settembre 2018

da “Elogio della matrigna” – Mario Vargas Llosa

Jacopo Palma il Giovane - Venere e Marte, olio su tela, 1590. cm 130,9x165,6. Londra National Gallery 
da “Elogio della matrigna” – Mario Vargas Llosa
(…)

Don Rigoberto se l’era già fatta montar sopra e la baciava con diletto, succhiandole le labbra, separandogliele. A lungo, con gli occhi chiusi, mentre sentiva la punta della lingua del marito esplorarle la cavità della bocca, lambirle le gengive e il palato, affannarsi per gustare e conoscere tutto, donna Lucrecia rimase preda di un rapimento felice, sensazione densa e palpitante che sembrava rammollirle le membra e annullarle, lasciandola galleggiare, sprofondare, ruotare. In fondo a quel vortice voluttuoso che erano lei, la vita, come affacciandosi e scomparendo in uno specchio che perde la sua limpidezza, si delineava a tratti un faccino intruso, di angelo rubicondo. Il marito le aveva sollevato la camicia da notte e le accarezzava le natiche, con un movimento circolare e metodico, mentre le baciava i seni. Lo udiva mormorare che l’amava, sussurrare teneramente che con lei era iniziata la sua vera vita. Donna Lucrecia lo baciò sul collo e gli mordicchiò i capezzoli fino a udirlo gemere; poi, leccò piano piano quei nidi che tanto lo esaltavano e che don Rigoberto aveva lavato e profumato accuratamente per lei prima di
coricarsi: le ascelle. Lo udì far le fusa come un gatto viziato, mentre si contorceva sotto il suo corpo. Frettolose, le sue mani separavano le gambe di donna Lucrecia, con una sorta di esasperazione. La rannicchiarono su di lui, la sistemarono, l’aprirono. Lei gemette, di dolore e di piacere, mentre, in un vortice confuso, scorgeva l’immagine di un san Sebastiano trafitto, crocefisso e impalato. Aveva la sensazione di essere stata presa da una cornata in mezzo al cuore. Non si trattenne più. Con gli occhi socchiusi, con le mani dietro il capo, spingendo avanti i seni, cavalcò su quel puledro d’amore che si cullava con lei, al suo ritmo, ruminando parole che a stento riusciva ad articolare, fino a sentir che veniva meno.
«Chi sono io?» indagò, cieca. «Chi dici che sono stata?»
«La moglie del re della Lidia, amor mio» esplose don Rigoberto, smarrito nel suo sogno.
(…)
Traduzione di Angelo Morino
Rizzoli Libri S.p.A., Milano 19902

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