24 marzo 2020

da Atlante Occidentale - Daniele Del Giudice

da Atlante Occidentale - Daniele Del Giudice

Poi cominciò l’ultima parte dei fuochi, con una salva di granate che scoppiarono a una quota più alta, con più profondità di dimensioni, più molteplicità di dimensioni, più intense di luce, più sonore nel botto; granate a serpentelli che tracciavano nel buio ellissi luminose, e del resto in geometria anche l’ellisse ha i suoi fuochi, granate raggianti che esplodendo striavano il cielo di linee parallele convergenti o divergenti a partire dalla concentrazione di un fuoco, granate a pioggia con un’infinità di punti luminosi ciascuno secondo la propria traiettoria, granate a paracadute le cui particelle luminose decadevano in parabole lente e sparivano, granate a girandolette deflagranti in vortici luminosi e curve e spirali perfettamente simmetriche nello spazio, pura forma, e interi lembi di spazio e di buio che si inarcavano in enfiature di luce o si piegavano in voragini oscure, secondo altre geometrie più complesse, comprendenti nella simmetria anche il tempo, fino alla perfezione circolare delle granate a sfera che cominciarono a esplodere in successione, enormi globi di stelle gialle che generavano enormi globi di stelle verdi che generavano enormi globi di stelle violette, o stelline rosse come il rosso verso cui nello spettro si sposta la luce delle galassie in allontanamento, probabilmente infinito, se l’universo è aperto, o globi di stelline azzurre come l’azzurro verso cui nello spettro si sposterà la luce delle galassie, se l’universo sarà chiuso e quelle rimbalzando contro il bordo estremo torneranno indietro; e ogni globo prima ancora di spegnersi ne originava un altro per via delle micce che nel cartoccio raccordavano le diverse granate come un cordone ombelicale, ogni globo si proiettava velocissimo in avanti e in giù e poi frenava di colpo, totalmente avvolgente, come se volesse risucchiare la città e il lago e le barche e il pontone e la chiatta dove in un riverbero acido si vedevano gli omini dei fuochi correre ai comandi, e perfino i due nel giardino, un po’ protesi nelle poltrone, e col viso all’insù

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