16 marzo 2020

da Un amore – Dino Buzzati

dipinto di Maggie Siner
da Un amore – Dino Buzzati

Ogni tanto diceva «Stamattina sono andata per esercizi» oppure «Stasera c’è prova» oppure «Stasera ho lavoro». Lui controllava sui programmi e quasi mai corrispondeva. Se lui insisteva per sapere, le venivano i nervi. Tutta insomma la sua vita di ballerina era avvolta da una nebbia. E non c’era dubbio che ballerina fosse stata, sapeva troppe cose della Scala, conosceva troppi nomi, abitudini, fornitori di calzemaglia e di scarpette. Però a Dorigo è venuto il dubbio che Laide da un pezzo alla Scala non ci sia più. E gli dispiace pensare che Laide non faccia più la ballerina, è proprio un peccato, la qualità di ballerina della Scala la arricchirebbe, la renderebbe più importante, la tirerebbe fuori dalla malaugurata truppa delle ragazze squillo, ne farebbe un’artista anziché una piccola mignotta senza arte né parte, la sistemerebbe nel modo più perfetto entro il quadro di Milano, di cui Laide sembra l’incarnazione, una graziosa impertinente bandierina fluttuante sopra lo sterminato scenario dei tetti dei camini delle chiese e delle fabbriche, sopra i reconditi cortili, i vecchi giardini, le storie, le superstizioni, le miserie, i suoni, i delitti, le feste. Eppure sono troppe le contraddizioni e le lacune. Fra l’altro è mai possibile che nel corpo delle ballerine della Scala famoso in tutto il mondo tengano una che tutte le sere fa un numero in una balera più o meno malfamata?

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