dipinto di Susan Ruiter
Rubens il partigiano e altri
racconti – Enzo Montano
da “La biancheria”
[…]
La trentaduenne Immacolata Assunta e il
marito che di qualche anno la sopravanzava, come ho avuto modo di sottolineare,
appartenevano a famiglie dalle nobilissime origini. Avevano, per di più, grandi
disponibilità economiche accumulatesi nei secoli e che continuavano a produrre
instancabilmente altre ricchezze più che considerevoli, costituite da
capacissime capienze degli svariati conti bancari, depositi fruttiferi, titoli
di varia natura, azioni delle maggiori aziende italiane e straniere, immobili
sparpagliati nell’intero territorio nazionale comprendenti un gran numero di
tenute agricole ognuna di considerevole entità per estensione e produttività.
Insomma, nessuno poteva dire che non se la passassero bene.
Immacolata Assunta aveva, come si è potuto
desumere, un portamento fiero tale da esaltare le sue forme statuarie ben
distribuite dall’inarrivabile sapienza della natura che, com’e noto, quando ci
si mette e capace di realizzare la bellezza nella sua massima rappresentazione
o anche, allorquando e in vena di dispetti, di concretizzare forme estetiche e
caratteriali di rara bruttezza. Nel caso di Immacolata era stata prodiga oltre
ogni immaginazione. Figura slanciata, capelli riccioluti nerissimi come il
carbone, occhi come due perle preziosissime e nere col dono della profondità
dell’oceano. Sopra a ognuno di essi poi la natura aveva posto delle ciglia
lunghissime che quando si rialzavano gli occhi baluginavano, anche quando il
sole era celato da molteplici strati di pesanti nuvole grigie, di una luce
tagliente come la più affilata lama di spada giapponese, capace di infilarsi
nel corpo nel cervello e nel cuore di colui a cui lo sguardo era indirizzato. Il
collo levigato sottile e bianco d’avorio poggiava su spalle dritte ben
proporzionate e flessuose come di una pantera. Il seno, monumento mirabile alla
prosperità, si presentava sodo come i fianchi notevoli esaltati dalla vita
sottile, le gambe lunghe potevano paragonarsi all’opera di Antonio Canova o di
Gian Lorenzo Bernini e porsi, se possibile, a un livello estetico ancora più
elevato. La pelle, bianca nei mesi invernali,
assumeva un colore dorato come quello del miele appena il sole stazionava
stabilmente nel cielo e Immacolata Assunta le si off riva con voluttà; baciata
dai caldi raggi costituiva un inarrivabile esempio di quel tipo di bellezza
denominata ‘mediterranea’ ma che poteva benissimo rappresentare
quella nordica, americana, dell’Est o dell’Ovest o di
qualsiasi remoto angolo della Terra, del sistema solare e di tutti gli altri
sistemi planetari conosciuti e non conosciuti
che concorrono a formare l’universo infinito.
[…]
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www.edigrafema.it
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