Rubens
il partigiano e altri racconti – Enzo Montano
dal racconto L’incontro
[…]
Le
manifestazioni si interruppero poi con il ritiro delle truppe americane. In
quell’occasione fu organizzata una festa immensa con diverse iniziative di
carattere culturale che trovarono spazio in tutte le scuole cittadine e con il coinvolgimento
di tutta la città.
Di questo
parlavano Enrico e Angela in quel lontano sabato pomeriggio di due anni dopo.
Si erano dati appuntamento per trascorrerlo insieme e concludere la serata in
pizzeria di fronte a una pizza Quattro Stagioni sapientemente preparata da
Annibale, il proprietario. Era un giorno freddissimo di
gennaio. Il
gelo che si poteva quasi afferrare picchiava i suoi aghi dei due ragazzi sul
viso e penetravano anche i pesanti vestiti. Il cielo grigio e buio con nuvole
basse, quasi adagiate sui tetti delle case, annunciava neve che la notte avrebbe
trasformato in ghiaccio.
Passeggiavano
lentamente, mano nella mano, tra la folla che velocemente andava disperdendosi
nei bar, nei cinema o nelle proprie case; continuavano a parlare tra di loro
intervallando le parole con tenere carezze senza badare al freddo che diventava
sempre più intenso, quando una bambina infreddolita e malvestita venne loro
incontro supplicando qualcosa per placare la fame.
La sua voce
era un lamento insopportabile che lacerava l’anima, vederla tremante in quel
pomeriggio gelido era una ferita sanguinante e dolorosa.
Il cuore di
Enrico sanguino. Si volse verso Angela, aspetto per un solo attimo un cenno di
assenso prima di prendere la sola banconota che aveva, residuo del compenso
delle piccole consegne occasionali che faceva per conto di un supermercato, con
un sorriso la diede alla bambina a cui si illuminarono gli occhi: avrebbero
dovuto cambiare il programma della serata perche la pizza si allontanava con la
bambina.
«Va bene
cosi» disse Angela «meglio qualcosa per lei.»
«Concordo
pienamente. A me e bastato il suo sorriso.»
Continuarono
a passeggiare lentamente. La mano di lei era stretta a quella di Enrico,
entrambe nella tasca del loden verde bosco di lui.
«Io sto con te,
non posso desiderare di più» riprese il ragazzo.
«Romanticone»
gli diede un bacio sulla guancia «Sai che i tuoi atteggiamenti romantici,
piacevolmente sorprendenti, hanno avuto un gran peso per me?».
«Non lo
sapevo... ma anche quello sono io. E tu sei tantissime cose, tutte molto belle,
ma i tuoi occhi...»
Frugo nella
tasca libera, ne tiro fuori un foglietto color paglierino, profumato di patchouli
e glielo porse.
«Cosa mi
dai?»
«Avrei
dovuto dartelo quando ci saremmo seduti al tavolo da Annibale, parla dei tuoi
occhi. Quando l’ho letta ho visto il tuo viso ingioiellato dagli occhi
meravigliosi.»
Angela
sciolse il nodo del nastrino rosso, apri il foglio, arrotolato
a mo di
pergamena e lesse la poesia di Nazim Hikmet:
“I tuoi
occhi i tuoi occhi i tuoi occhi / che tu venga all’ospedale o
in
prigione / nei tuoi occhi porti sempre il sole. / I tuoi occhi i tuoi
occhi
i tuoi occhi / questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya, /
[…]
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