26 aprile 2018

da Dona Flor e e i suoi due mariti – Jorge Amado

Pittura Messicana 
da Dona Flor e e i suoi due mariti – Jorge Amado

Vennero anche le alunne di dona Flora, quasi tutte. Alunne ed ex alunne, unanimi nel desiderio di consolare la stimata e competente maestra, così buona, poverina! Di tre in tre mesi si succedevano i gruppi, nei corsi di culinaria in generale (di mattina) e cucina baiana (nel pomeriggio); si diplomavano in forno-e-fornelli. Con tanto di diploma stampato e tabellone dei diplomati esposto nella vetrina d’un negozio dell’Avenida 7 Aprile, fin dal tempo d’un gruppo antico di cui aveva fatto parte dona Oscarlinda, infermiera di prima categoria presso l’Ospedale Portoghese, svelta e attiva, e pazza per inventare, qualche complicazione. Aveva richiesto diploma e tabellone, aveva messo in agitazione le colleghe, fatto il diavolo a quattro, raccogliendo contributi, trovando un disegnatore che facesse il lavoro gratis; di tutti i
colori ne aveva fatte quella sciagurata. Di fronte a tante pressioni, dona Flor si era dichiarata d’accordo con tutto, compresa la scelta del disegnatore, un amico di dona Oscarlinda, non senza però aver proclamato l’abilità di suo fratello Heitor – che aveva disegnato il cartellone col nome della scuola, ancora ai tempi della Ladeira Alvo – attualmente purtroppo residente in Nazareth das Farinhas. In ogni modo si era sentita lusingata, leggendo sul diploma e sul tabellone, in grosse lettere a stampatello:
SCUOLA DI CULINARIA SAPORE E ARTE
e sotto, in caratteri svolazzanti
Direttrice: Florípedes Paiva Guimarães.
Vadinho, le rare volte che si alzava più presto e rimaneva in casa, girava intorno alle alunne, immischiandosi nelle lezioni di culinaria e disturbandole. Riunite intorno alla maestra, alacri e graziose, le ragazze annotavano le ricette: la quantità esatta di gamberoni, olio di dendê, cocco grattugiato, un pizzico di pepe; imparavano come trattare il pesce, come preparare la carne, come battere le uova. Vadinho interrompeva con una barzelletta a doppio senso sulle uova, e giù a ridere, quelle sfacciate.
Delle sfacciate, quasi tutte. Molta amicizia e molti complimenti per dona Flor, ma con gli occhi interessati addosso al mascalzone. Lui se ne stava là, con la sua aria ribalda e distaccata, buttato su una sedia, o semi-sdraiato su uno scalino della porta di cucina, alla godereccia, squadrandole dalla testa ai piedi, soffermandosi insolente sulle gambe, le ginocchia, su per le cosce, all’altezza dei seni. Le ragazze abbassavano gli occhi, lui, il non-so-come-chiamarlo non abbassava i suoi.
Dona Flor preparava i piatti salati e le focacce, torte e dolci, nelle lezioni pratiche. Vadinho elaborava concetti, motteggiava, mangiava i manicaretti, ronzando intorno a loro, attaccando discorso con le più carine, arrischiando la mano scostumata, se qualcuna più audace gli si avvicinava.
Dona Flor diventava nervosa, angosciata, al punto di sbagliare le dosi di burro fuso in un manuê difficile, pregando Iddio che Vadinho se ne andasse fuori ai suoi imbrogli, alla disgrazia del gioco, ma lasciasse in pace le alunne.
Che ora, alla veglia funebre, circondavano dona Flor e la confortavano; ma una di loro, la piccola leda dalla faccia di gatta selvatica, a malapena riusciva a trattenere le lacrime e non distoglieva gli occhi dal viso del morto. Dona Flor s’accorse subito di quel sentimento esagerato, sentì un colpo al petto. C’era forse stato qualcosa fra di loro? Non aveva mai notato niente di sospetto, ma chi avrebbe potuto garantire che i due non s’incontrassero fuori dalla scuola, che non andassero a terminare la serata in qualche bordello? Vadinho, dal tempo della sua relazione con quella puttanella della Noêmia, apparentemente aveva smesso di pascolare fra le alunne. Ma era un tipo molto astuto, avrebbe potuto benissimo aspettare l’ingenua all’angolo, invischiarla con le sue chiacchiere, e qual era la donna capace di resistere alla parlantina di Vadinho? Dona Flor seguiva lo sguardo di leda, osservava le labbra tremanti della ragazza. Non le restavano più dubbi, ah! Vadinho senza giudizio!…

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