26 aprile 2018

da Il talento del cuoco – Martin Suter

opera di Aldo Balding
da Il talento del cuoco – Martin Suter

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Era un giorno di fine luglio, la temperatura era salita oltre i venticinque gradi, ma soffiava ancora un leggero vento nord-orientale.
Barack Obama, il candidato presidenziale dei democratici, parlava a Berlino davanti a duecentomila persone, promettendo un cambiamento a livello mondiale. un cambiamento di cui si sentiva un gran bisogno, visto che la seconda banca ipotecaria degli Stati Uniti era crollata pochi giorni prima e altre erano in serie difficoltà.
L’esercito dello Sri Lanka annunciava di aver inferto una pesante sconfitta all’LTTE nel distretto di Mullaitivu, mentre l’LTTE rendeva pubblica la terza offerta di amnistia dell’anno per i disertori dell’esercito dello Sri Lanka.
Maravan tuffò un cucchiaino da caffè nell’acqua bollente, tirò su un mungo verde decorticato e spezzato e lo assaggiò. Era cotto al punto giusto. dopo aver scolato tutti i fagioli, li distribuì su un tappetino di silicone e li lasciò raffeddare.
In una ciotola mise cocco grattugiato, jaggery e semi di cardamomo tritati finemente. Mescolò bene, poi lavorò la farina di riso tostata con acqua calda fino a ottenere un impasto sodo. Bisognava stare molto attenti: troppa acqua e l’impasto sarebbe stato difficile da modellare, poca e con la cottura al vapore si sarebbe indurito.
Si lavò le mani, le unse con un po’ di olio di cocco, formò delle palline e da ognuna ricavò una piccola sacca che riempì con la miscela speziata, quindi richiuse creando un cono appuntito. Dopo la cottura al vapore mise i coni nel contenitore termico e paasò ai trenta successivi.
Era diventato fornitore di mothagam, il dolce preferito di Ganesha, il dio con la testa da elefante, signore delle schiere celesti.
Ogni mattina e ogni sera produceva un centinaio di mothagam che venivano comprati dai fedeli davanti al tempio e offerti al dio. I membri della comunità che possedeva un’auto facevano a turno per passare a prendere i contenitori pieni e lasciare quelli vuoti poco prima delle otto di mattina e poco prima delle sei di sera.
era un’idea di Maravan. Per metterle in pratica si era dovuto indebitare ancora di più con Ori. Aveva dovuto acquistare i contenitori termici e fare una donazione di mille franchi all’LTTE. In compenso ora, oltre ai mothagam, poteva produrre dolcetti da tè e altre specialità per i negozi di alimentari tamil e per due ristoranti singalesi. non faceva grandi affari ma era comunque un inizio. Forse un passo verso la nascita del catering Maravan.
Suonarono alla porta. Secondo l’orologio erano passate da poco le cinque. Il corriere del tempio era in anticipo.
“Arrivo!” gridò in tamil. Si lavò le mani e andò ad aprire.
Andrea.
Aveva in mano un mazzo di fiori e una bottiglia di vino. Gli porse entrambe le cose. “Lo so, non bevi alcolici. Ma io sì”.
Si era presentata di nuovo senza avvisare e come la volta precedente dovette chiedere: “Posso entrare?”
“Sì, scusa” rispose lui, riprendendosi dalla sorpresa.
La fece accomodare. Andrea notò la porta aperta della cucina e i grembiule. “Aspetti ospiti?”.
“No, preparo i mothagam”. Maravan ne prese due dal contenitore termico, li posò su un piattino e glieli offrì. “Tieni. Si possono mangiare o portare in offerta”.
“Meglio la seconda” disse lei con un sorriso.
“No, no, non avere paura. Sono innocui”.
Ma Andrea non si lasciò convincere. “Hai tempo?”.
“Prima devo farne altri venti. Puoi aspettare in soggiorno, se vuoi”.
“Preferisco guardarti”.

Quando suonò di nuovo il campanello, Maravan aveva ormai finito. Il corriere di turno era una donna grassoccia di mezza età. Aveva un viso familiare, ma non ricordava dove l’aveva già vista. Sembrava che la signora stesse per rispondere alla sua tacita domanda, ma vedendo Andrea in cucina smise improvvisamente di sorridere, afferrò il contenitore termico e se ne andò senza salutare.
(…)

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