Letture – Enzo Montano
La neve era sporca di George
Simenon
Da
tempo stava sullo scaffale con la sua copertina marrone. Capita che alcuni
libri si dimentichino, forse non hanno la forza sufficiente perché l’attenzione
si soffermi su di loro. Rimangono lì ad aspettare che prima o poi ci si decida
a leggerli. È il caso di “La neve era sporca”. Forse perché per me Simenon è
l’autore dei tanti romanzi di Maigret, Punto.
Sbagliato!
Quando,
complice la pandemia, non mi sono rimasti molti libri (non mi piace leggere gli
e-book, non ci riesco se non per breve tempo poiché ho bisogno di sentire il
rumore delle pagine), ho preso il romanzo di Simenon e l’ho letto in un giorno
solo. Dico subito che Maigret è assai lontano, altre atmosfere, altri temi,
altre introspezioni, altra scrittura, altri colori. Qui è tutto cupo, tetro,
triste come la neve sporca mista a fango.
La
vicenda si svolge in un paese del nord non specificato (Belgio? Olanda? Francia
del nord?) nel periodo, sembrerebbe, dell’occupazione
nazista, in un inverno interminabile; le belle giornate tardano a venire. Allo
stesso modo non si intravede la speranza della fine dell’occupazione e il conseguente
ritorno alla vita per chi la vita normale ha conosciuto. Il giovane protagonista Frank, meno di
vent’anni, non conosce la normalità, la vita per lui è stata impietosa: solo
esempi negativi. Non ha un padre, non sa chi sia. Vive con la madre (Lotte),
prima prostituta e adesso tenutaria di un bordello. In casa, oltre madre e
figlio, vivono sempre due o tre ragazze (cambiano ogni due o tre mesi) che fanno
le puttane per fame, lo fanno con una naturalezza disarmante. Certamente quelle
ragazze sono meno puttane, della tenutaria, i delinquenti, le spie, gli
occupanti o i collaborazionisti. La miseria, gli stenti, il degrado sono
ovunque. I vicini guardano male, non perché puttana, una delle ragazze quando
porta su del carbone per la stufa dalla cantina. Riscaldarsi è un privilegio
per pochi. La guerra rimane sullo sfondo, quella combattuta, ma è evidente nei
comportamenti delle persone e nelle scene di vita quotidiana: le file davanti
ai negozi, la fame, l’abbandono. Lo scrittore, infatti, si sofferma sui
riflessi della guerre e le implicazioni psicologiche.
Frak,
dunque, cresce nel degrado assoluto (la neve sporca), non conosce altra realtà
che quella che respira ogni giorno, non immagina che un giorno si possa tornare
a vivere in una diversa dimensione perciò si adegua al presente. È un ragazzo
senza scrupoli perché la realtà è senza scrupoli. Non prova sentimenti perché la
realtà non ha sentimenti. Non prova odio perché la crudeltà e la sopraffazione,
somigliano a una regola burocratica. Non rispetta la vita, sua e degli altri, perché
la vita in quel tetro inverno non ha senso, non è vita. Non sa riconoscere l’amore
perché non lo ha mai visto. Frequenta posti malfamati, ufficiali ubriaconi e
corrotti, puttane senza futuro e puttanieri viziosi, assassini e trafficanti di
ogni genere. Il suo riferimento è Kromer, un giovane di qualche anno più grande,
che si vanta continuamente dell’omicidio di un uomo senza motivo e dello strangolamento
di una ragazza. Per Frank, l’omicidio rappresenta l’iniziazione, l’ingresso nel
mondo degli uomini. Per gioco, per dimostrare a sé stesso che anche lui è
capace, uccide un soldato occupante senza preoccuparsi di non lasciare tracce,
anzi, fa in modo di essere notato sulla scena del crimine da un inquilino del
suo stesso caseggiato, Holst. Seguiranno altri crimini, cercherà relazioni con
le alte sfere con l’ambizione di entrare a far parte della ristretta cerchia di
privilegiati. Frequenterà Sissy, la figlia sedicenne di Holst. La paragona a
tutte le altre donne che ha conosciuto: è una puttana che si lascia conquistare
facilmente. Incapace di riconoscere i sentimenti della ragazza la maltratta e la
offende.
Lo
snodo del romando è rappresentato, secondo me, dall’episodio tra Kromer e
Sissy.
Frank
chiede a Sissy di incontrarla a casa sua per fare l’amore. Predispone ogni cosa
senza dire alla ragazza che la sta vendendo a Kromer. La ragazza scappa via
nella neve dove rimane per ore e ore. Si ammalerà di polmonite. Il padre della
ragazza non cercherà Frank, non gli chiederà spiegazioni, non lo affronterà. Questa
è la sua vera colpa. Non pensa agli omicidi, ai furti o alle altre malefatta. Da
questo punto in poi del romanzo Frank cerca l’espiazione per quella colpa.
Quando
lo catturano si sente tranquillo, ormai per lui nulla ha importanza, non teme
di essere picchiato, non teme la galera, non teme la morte, cerca l’espiazione.
È assillato dal pensiero di Sissy e del padre. Resterà frastornato dall’accusa;
non gli omicidi o i furti gli addebitano ma le banconote che ha in tasca, la
provenienza di quelle banconote di grosso taglio segnate. Le banconote dei
traffici sono state rubate da un alto ufficiale e pervenute a lui attraverso
Kromer in cambio di orologi da collezione. Anche il potere bada al sodo, una
vecchia ammazzata o un soldato incapace ucciso poco contano. I giorni passano
uguali, neanche li conta, è rassegnato. Focalizza l’attenzione sulle scene di
vita che riesce a sbirciare dalla finestra: una donna che apre la finestra ogni
mattina durante le pulizie di casa. Cerca di osservarla a lungo ogni volta che
può immaginando lo svolgimento delle giornate in una casa normale.. Poi cominciano
gli interrogatori estenuanti. Infine confessa tutto. Aggiunge che non ha
rapporti con gli oppositori, non li ha mai cercati. Dopo avere incontrato Sissy
e il padre, su concessione dell’ufficiale che lo interroga, dichiara che non
dirà più nulla. Sarà picchiato ma non importa, lui adesso può morire.
Anche
quando i carcerieri vengono a prenderlo sul finire di una notte scende la neve.
La primavera non arriva, va incontro alla fucilazione con la sensazione della
vittoria. Per pochi giorni, dopo l’incontro con Sissy e il padre, ha avuto la
gioia di sentirsi fuori dal degrado, dalla neve sporca. lo portano nel cortile
per fucilarlo, viene giù ancora neve ma quella neve è bianca e lui non la vedrà
trasformarsi in fango.
La
seconda parte del libro mi ha ricordato Delitto
e castigo. Frank cerca l’espiazione della colpa che non riesce a perdonarsi.
Come il Raskòl'nikov di Dostoevskij, il Frank di Simenon desidera l’espiazione
per una sorta di purificazione che avviene con la visita in carcere di Sissy e
del padre. Il padre lo perdona ricordando un figlio suicida, la ragazza gli
dice di amarlo di quell’amore che egli non è stato capace di riconoscere perché
estraneo alla sua vita.
La neve era sporca è
stata una bella scoperta.
George
Simenon
La neve era
sporca (La neige était sale)
1991 Adelphi
Edizioni S.p.A. Milano
Trad. Mario
Visetti
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