dipinto di Susan Ruiter
Rubens il partigiano e altri racconti – Enzo Montano
da “La biancheria”
[…]
Ora accadde che, durante il tragitto tra la biglietteria e il binario numero 14, la bella donna, sempre seguita dal piccolo esercito degli uomini di servizio, incrociasse un attempato signore intento a leggere le estrazioni del Lotto su «Il Mattino», il quale, obbedendo a chissà quale imperscrutabile impulso, alzando d’improvviso lo sguardo fu investito dall’angelica visione e repentinamente fulminato dallo sguardo penetrante di Immacolata. Colto cosi alla sprovvista, travolto dalla tempesta sensoriale indotta dalla sua innata sensibilità al fascino femminile, nonostante la vetusta età, Don Isidoro Gargiulo, ex direttore dell’ufficio del catasto adesso in pensione, fu preda di un repentino incontenibile trasporto. Lo sguardo, sia pure fugace, della bellissima marchesa andò a minare il controllo del sistema nervoso deputato a garantire l’efficienza dei movimenti dell’intero organismo. I suoi muscoli facciali cedettero di schianto non riuscendo, perciò, la bocca a trattenere la pipa immantinente attratta dalla decisa forza della gravita verso il pavimento, dove cadde con un tonfo sordo assieme al giornale non più trattenuto dalle mani fattesi di cera in un sol batter di ciglia, appunto. Immacolata Assunta altro non fece, nell’atto di raccogliere pipa e giornale, che accovacciarsi piegando le gambe in tutta la loro chiusura, sporgendo così in avanti le ginocchia e chinando il busto solo quel tanto necessario a raccogliere gli oggetti e restituirli allo stralunato ammiratore pietrificato, assieme a un sorriso e un saluto.
Questo e tutto quello che si verificò quel primo pomeriggio di un lontano giorno di primavera alla Stazione Ferroviaria di Napoli Centrale, né una virgola di più, né una di meno.
Immacolata Assunta proseguì verso il binario 14 dove sostava il rapido Napoli-Roma, percorse il marciapiede fino all’altezza della carrozza numero 4 e vi salì per sistemarsi nello scompartimento a lei riservato. I facchini sistemarono i numerosi bagagli e scesero a terra. Dopo pochi minuti il treno partì puntuale salutando tutti con un lunghissimo fischio.
Il treno si allontanava dalla stazione lungo i binari sotto lo sguardo degli uomini. Il lento caracollare dei vagoni era inseguito dall’immaginazione di coloro che sognavano viaggi conturbanti lungo la via della seta, ovvero la candida pelle della bella marchesa. Sognavano fermate ristoratrici in tutte le oasi e i giardini che quel percorso meraviglioso poteva offrire per dissetare e rifocillare di succosi e numerosi frutti il fortunato viaggiatore, che ognuno di essi era desideroso di impersonare.
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da “La biancheria”
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Ora accadde che, durante il tragitto tra la biglietteria e il binario numero 14, la bella donna, sempre seguita dal piccolo esercito degli uomini di servizio, incrociasse un attempato signore intento a leggere le estrazioni del Lotto su «Il Mattino», il quale, obbedendo a chissà quale imperscrutabile impulso, alzando d’improvviso lo sguardo fu investito dall’angelica visione e repentinamente fulminato dallo sguardo penetrante di Immacolata. Colto cosi alla sprovvista, travolto dalla tempesta sensoriale indotta dalla sua innata sensibilità al fascino femminile, nonostante la vetusta età, Don Isidoro Gargiulo, ex direttore dell’ufficio del catasto adesso in pensione, fu preda di un repentino incontenibile trasporto. Lo sguardo, sia pure fugace, della bellissima marchesa andò a minare il controllo del sistema nervoso deputato a garantire l’efficienza dei movimenti dell’intero organismo. I suoi muscoli facciali cedettero di schianto non riuscendo, perciò, la bocca a trattenere la pipa immantinente attratta dalla decisa forza della gravita verso il pavimento, dove cadde con un tonfo sordo assieme al giornale non più trattenuto dalle mani fattesi di cera in un sol batter di ciglia, appunto. Immacolata Assunta altro non fece, nell’atto di raccogliere pipa e giornale, che accovacciarsi piegando le gambe in tutta la loro chiusura, sporgendo così in avanti le ginocchia e chinando il busto solo quel tanto necessario a raccogliere gli oggetti e restituirli allo stralunato ammiratore pietrificato, assieme a un sorriso e un saluto.
Questo e tutto quello che si verificò quel primo pomeriggio di un lontano giorno di primavera alla Stazione Ferroviaria di Napoli Centrale, né una virgola di più, né una di meno.
Immacolata Assunta proseguì verso il binario 14 dove sostava il rapido Napoli-Roma, percorse il marciapiede fino all’altezza della carrozza numero 4 e vi salì per sistemarsi nello scompartimento a lei riservato. I facchini sistemarono i numerosi bagagli e scesero a terra. Dopo pochi minuti il treno partì puntuale salutando tutti con un lunghissimo fischio.
Il treno si allontanava dalla stazione lungo i binari sotto lo sguardo degli uomini. Il lento caracollare dei vagoni era inseguito dall’immaginazione di coloro che sognavano viaggi conturbanti lungo la via della seta, ovvero la candida pelle della bella marchesa. Sognavano fermate ristoratrici in tutte le oasi e i giardini che quel percorso meraviglioso poteva offrire per dissetare e rifocillare di succosi e numerosi frutti il fortunato viaggiatore, che ognuno di essi era desideroso di impersonare.
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c 2019 Edigrafema – Soc. coop. editoriale
Sede legale via F. Fellini snc – 75025 Policoro (Mt)
Sede operativa Via Gen. Lazazzera, 24/bis – 75100 Matera
www.edigrafema.it
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