Roma città aperta – Enzo Montano
“A celebrazione
della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è
dichiarato festa nazionale”
Dls
luogotenziale del Principe Umberto II su proposta del Presidente del Consiglio
Alcide De Gasperi, 22 aprile 1946
La festa della
Liberazione è stata istituzionalizzata stabilmente quale festa nazionale con la
Legge del 27 maggio 1949, n. 260. e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 31
maggio 1949, n. 124.
«Sono
considerati giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario
festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici, oltre al giorno
della festa nazionale, i giorni seguenti: [...] il 25 aprile, anniversario
della liberazione;[...]»
Roma
città aperta
Regia
di Roberto Rossellini
1945.
Durata 100 minuti
In
tempi normali in un Paese normale non occorrerebbe riportare i provvedimenti
istitutivi di una festa nazionale. La cosa si rende necessaria per coloro che
“il 25 aprile è una festa di parte” e così dicendo sono loro a dichiararsi “di
parte” collocandosi nella parte sbagliata, quella degli squadristi in camicia
nera. “Il 25 aprile è un derby tra comunisti e fascisti”; niente, qui, oltre al
disprezzo del buon senso da parte del dichiarante bisogna prendere atto che non ha capito un cazzo e da
un tizio che fino a ieri non si riconosceva nella Repubblica non ci può aspettare
che idiozie.
Sempre
in ossequio all’imminente anniversario (il 75°) della Liberazione dell'Italia
dall'occupazione nazista e dal regime fascista voglio ricordare uno dei grandi
capolavori del nostro cinema celebre in tutto il mondo: Roma città aperta.
Sul
film, la trama, il regista, i collaboratori alla realizzazione del film - tra
cui Fellini - e l’immensità degli attori
non spendo nemmeno una parola. Non riuscirei a trovarne di nuove per parlare
dei Grandissimi del Cinema. I capolavori non si discutono, si ammirano, si
contemplano, ci si inchina di fronte alla loro bellezza. Qui il cinema è
narrazione, storia, poesia, arte nella sua essenza. Dico solo che averlo rivisto
in questi giorni per l’ennesima volta (la versione integrale la si trova anche su
you tube), è stato meraviglioso! Dopo 75 anni dalla sua uscita non mostra
nessuna ruga. Mi sono ritrovato nelle strade di Roma, durante i giorni dello
smarrimento seguito dalla firma dell’armistizio, assieme ai partigiani del gap
a contrastare i tedeschi e gli italiani fascisti traditori che opprimevano il
popolo italiano. Mi sono ritrovato al fianco dell’immensa, bravissima,
bellissima Anna Magnani (Pina).
Il
film, come detto, è un’occasione per ricordare la Resistenza al Nazifascismo
nelle nostre città. Ricordare la Resistenza non è mai abbastanza! La vicenda
narra di persone comuni diventati partigiani, persone normali uccise per
rappresaglia, persone denunciate da spie italiane consegnate alla barbarie dei
tedeschi. Le città, Roma in questo caso, sono nelle mani di criminali, non c’è
altra definizione. La vita quotidiana è trasformata in delazione, fame,
miseria, paura, degrado, torture, stupri, rappresaglie, fucilazioni indiscriminate.
Negli
anni precedenti erano sparizioni di brave persone bambini, donne uomini anziani
caricati sui carri bestiame alla stazione Tiburtina (o al binario 21 della
stazione centrale di Milano). Persone ammassate nei carri animali perché considerate
meno delle bestie. Persone ignare, incolpevoli destinate ai campi di sterminio
dell’est, nei territori occupati dai nazisti. Pochi sarebbero tornati dopo la
liberazione di quei territori da parte dell’Armata Rossa (Armata Rossa, URSS,
Benigni, non gli americani). Prima ancora i vigliacchi fascisti, guidati dal
pallone gonfiato col mento prominente e il petto in fuori, quelle persone le
avevano estromesse dalle scuole (bambini, insegnanti, bidelli), avevano
bruciato loro i negozi, gli avevano negato il lavoro, la professione, il cibo,
la dignità di essere persone. Al popolo italiano fu negata la vita. Agli
oppositori, e per essere considerati tali bastava un nonnulla, venivano
riservate delle periodiche visite con abbondanti razioni di manganellate,
calci, pugni e una dose ancor più abbondante di olio di ricino. Dopo aver
malmenato il malcapitato i vigliacchi lo denudavano, e lo abbandonavano per
strada ricoperto di feci e vomito. E sapete da chi fu ideato il trattamento
all’olio di ricino? Dal porco criminale fascista, “un nano in uniforme”, una
delle persone più sopravvalutate al mondo anche dal punto di vista letterario,
il vate dei miei stivali.
“I
fascisti hanno fatto anche cose buone”, dicono alcuni ancora aggi. Andassero
affanculo senza se e senza ma.
“Però,
i partigiani… che bisogno c’era di appendere Mussolini a testa in giù a
Piazzale Loreto?” Che ipocriti stupidi benpensanti! Lo sanno lor signori che i
partigiani (quasi tutti giovanissimi) combatterono una guerra? Lo sanno che la
guerra fu dichiarata all’intero popolo italiano dal pettoruto fanfarone vigliacco
di Predappio in accordo col nano di Berlino? E lo sanno quanti partigiani sono
morti sulle colline, sulle montagne e nelle città? Sanno quanti ne sono stati
torturati e appesi? Quante donne sono state stuprate da gruppi di camicie nere?
No, non lo sanno, fingono di non sapere. Ritengono, probabilmente, che i
partigiani avrebbero dovuto rispondere ai colpi di mortaio, alle granate, alle
mitraglie lanciando dei mazzolini di fiori di campo, ritengono che i
partigiani, dopo aver combattuto per ridare dignità a una nazione offesa,
ridicolizzata, brutalizzata, avrebbero dovuto chiedere scusa. Sanno che il duce
del cazzo fu catturato, a pochi chilometri dal confine svizzero, da una squadra
partigiana mentre fuggiva come un coniglio assieme a tutta la combriccola
repubblichina criminalfascita con relativo tesoretto al seguito? Altro che
onore alla patria! “Che combattano gli imbecilli, che muoiano! Noi vediamo se
la sfanghiamo.” Questo pensavano i coraggiosi fuggitivi con pelliccia di lapin.
“Eh,
ma appenderli a testa in giù…”
Già,
appenderli a testa in giù, che crudeltà! Dopo tutto si trattava solo di alcuni
dei peggiori criminali della storia mondiale, perché non offri loro una tazza
di tè con i pasticcini? Sapete perché fu scelta piazzale Loreto? Perché il 10
agosto dell’anno prima in quella piazza furono fucilati quindici ragazzi
detenuti per motivi politici. Furono fucilati per rappresaglia. Dopo la
fucilazione i fascisti giocarono a pallone e a un certo punto sostituirono il
pallone con la testa di uno dei fucilati. I cadaveri dei quindici giovani furono
lasciati esposti al sole coperti di mosche ed escrementi e fu impedito ai
genitori di avvicinarsi. Il fetore doveva diffondersi e imprimersi nella
memoria dei milanesi. Questo l’espresso ordine del capitano delle SS Theodor
Saevecke “il Boia”. Il boia, terminata la guerra fu arruolato dai servizi
segreti americani. Visse felice, ricco e contento fino a 93 anni.
“Eh,
ma appenderli a testa in giù…”
Appenderli
a testa in giù? Bisognava fare come suggeriva un contadino al partigiano nel
romanzo “Una questione privata” di cui riporto il passo:
Senza parlare, solo guardando di sottecchi la sua
straordinaria infangatura, tornarono ai loro osservatori,indifferenti allo
stillicidio che gli infradiciava i berretti e le spalle. Il più anziano di
loro, ed anche quello che sembrava sopportare con più buon umore la situazione,
un uomo con capelli e baffi bianchi e occhi umorosi, domandò a Milton:
– Quando dici che finirà, patriota?
– Primavera, – rispose, ma la voce gli uscì troppo
rauca e falsa. Diede un colpo di tosse e ripeté: – Primavera.
Allibirono. Uno bestemmiò e disse:
– Ma quale primavera? C’è una primavera di marzo e una
primavera di maggio.
– Maggio, – precisò Milton. Rimasero tutti sbalorditi.
Poi il vecchio domandò a Milton come avesse fatto ad infangarsi così.
Milton arrossì, inspiegabilmente. – Sono caduto in discesa
e sono scivolato di petto per molti metri.
– Verrà pure quel giorno, – disse il vecchio guardando
Milton con troppa intensità.
– Certo che verrà, – rispose Milton e richiuse la
bocca. Ma il vecchio insisteva a fissarlo con un’avidità insoddisfatta, forse
praticamente insaziabile. – Certo che verrà, – ripeté Milton.
– E allora, – disse il vecchio, – non ne perdonerete
nemmeno uno, voglio sperare.
– Nemmeno uno, – disse Milton. – Siamo già intesi.
– Tutti, tutti li dovete ammazzare, perché non uno di
essi merita di meno. La morte, dico io, è la pena più mite per il meno cattivo
di loro.
– Li ammazzeremo tutti, – disse Milton. – Siamo
d’accordo.
Ma il vecchio non aveva finito.
– Con tutti voglio dire proprio tutti. Anche gli
infermieri, i cucinieri, anche i cappellani. Ascoltami bene, ragazzo. Io ti
posso chiamare ragazzo. Io sono uno che mette le lacrime quando il macellaio
viene a comprarmi gli agnelli. Eppure, io sono quel medesimo che ti dice:
tutti, fino all’ultimo, li dovete ammazzare. E segna quel che ti dico ancora.
Quando verrà quel giorno glorioso, se ne ammazzerete solo una parte, se vi
lascerete prendere dalla pietà o dalla stessa nausea del sangue, farete peccato
mortale, sarà un vero tradimento. Chi quel gran giorno non sarà sporco di
sangue fino alle ascelle, non venitemi a dire che è un buon patriota.
E
difatti il fascismo fu sconfitto ma non morì. La democrazia e la paura fottuta
per i comunisti da parte degli americani diedero diritto di cittadinanza anche
a chi avrebbe meritato il carcere o una condanna a morte per i crimini
perpetrati a danno del popolo italiano. Non si vollero chiudere i conti col regime,
non si è voluto fare come in Germania. Nessuna Norimberga qui da noi. La
burocrazia, le cattedre, la magistratura, i giornali rimasero nelle mani dei
fascisti. Peccato! Ancora una volta
siamo stati pusillanimi nelle mani degli americani. Alleati sì, riconoscenza in
eterno si, ma fantocci no! MSI, neonato partito fascista con la bara del
criminale no! Il fucilatore spacciato per un politico di spessore va bene per
gli allocchi.
La
conseguenza è il dover ascoltare che il 25 aprile si celebra una festa di
parte. Al danno si aggiunge la beffa. Ogni anno, ogni 25 aprile! l
Il
film c’entra molto poco, come anticipato è solo un pretesto per parlare della
Resistenza. ma guardatelo. Guardatelo e riguardatelo. Nello scorrere dei
fotogrammi in bianco e nero troverete poco più di un’ora e mezza di narrazione
poetica sia pure di fatti atroci compiute da criminali veri, contrastate da persone
vere.
Molti
dicono che dopo il superamento della pandemia del coronavirus saremo migliori.
No, non ci credo. Piuttosto saremo più cattivi dopo aver dimenticato i buoni
propositi, basteranno pochi giorni e torneremo a scagliarci contro gli altri, i
più deboli preferibilmente perché è più facile e non occorre pensarci tanto,
baste seguire gli slogan dei cialtroni travestiti da politici. Noi rimaniamo
quel popolo che accettò le leggi razziali, la scomparsa di 900 mila italiani:
ebrei, comunisti, sindacalisti, zingari… Noi siamo gli stessi che augurano a Carola
Rakete uno stupro di gruppo, gli stessi che manifestano contro una madre di
sette figli augurando morte e stupri solo perché assegnataria regolare di un
alloggio popolare, siamo gli stessi creduloni che si affacciano al balcone per
vedere l’asino che vola solo perché lo ha detto un buontempone e siamo coloro
che non riescono a vedere il pericolo del degrado sociale e culturale dei
giorni nostri, sempre più permeabili ala negazione della storia.
Certo,
per fortuna, siamo anche molto altro in positivo, ma Anna Magnani, nella scena
più bella del film, mentre cade sotto la sventagliata di un mitra nazifascista
inseguendo il marito portato via su un camion, mentre Pina urla il nome del
marito, a me sembra sentire la partigiana Pina urlare a tutti noi di svegliarci
perché la democrazia, per non morire, ha bisogno di nuovi partigiani.
17 aprile 2020
Nessun commento:
Posta un commento