Bibliotheque Mazarine - Parigi
da La biblioteca di Babele - Jorge Luis Borges.
Esaminati con zelo gli archivi personali del poeta, ho potuto stabilire che essa comprende gli scritti seguenti:
a) un sonetto simbolista pubblicato due volte (con varianti) dalla rivista “La conque” (numeri di marzo e di ottobre del 1899;
b) una monografia sulla possibilità di compilare un dizionario poetico di concetti che non siano sinonimi o perifrasi di quelli che informano il linguaggio comune, “ma oggetti ideali creati secondo una convenzione, e destinati essenzialmente alle necessità poetiche” (Nîmes 190l);
c) una monografia su “certe connessioni è affinità del pensiero di Descartes, di Leibniz e di John Wilkins” (Nîmes 1903);
d) una monografia sulla Characteristica universalis di Leibniz (Nîmes 1904)
e) un articolo tecnico sulla possibilità di arricchire i1 gioco degli scacchi eliminando uno dei pedoni di torre. Menard propone, raccomanda, discute, e finisce per rigettare questa innovazione;
f) una monografia sull’Ars mogna generalis di Raimondo Lullo (Nîmes 1906);
g) una traduzione con prefazione e note del Libro de la invención liberal y arte del juego del axedrez di Ruy López de Segura (Paris 1907);
h) appunti per una monografia sulla logica simbolica di George Boole;
i) un esame delle leggi metriche essenziali della prosa francese, illustrato con esempi di Saint-Simon (“Revue de langues romanes”, Montpellier, ottobre 1909);
j) una replica a Luc Durtain (che aveva negato l’esistenza di tali leggi) illustrata con esempi di Luc Durtain (“Revue de langues romanes”, Montpellier, dicembre 1909);
k) una traduzione manoscritta della Aguja de navegar ocultos di Quevedo, col titolo La Boussole des Précieux;
l) una prefazione al catalogo dell’ esposizione di litografie di Carolus Hourcade (Nîmes 1914);
m) l’opera Les problèmes d’un problème (Paris 1917) che discute nell’ordine cronologico le soluzioni dell’illustre problema di Achille e della tartaruga. Di questo libro sono state pubblicate finora due edizioni; la seconda porta in epigrafe il consiglio di Leibniz: “Ne craignez point, monsieur, la tortue”, e i capitoli dedicati a Russell e a Descartes vi appaiono sostanzialmente rimaneggiati;
n) un’analisi minuziosa dei “costumi sintattici” di Toulet (“NRF”, marzo 1921). Menard -ricordo - affermava che il censurare e il lodare sono operazioni sentimentali, che nulla hanno a che vedere con la critica;
o) una trasposizione in alessandrini del Cimetière marin di Paul Valéry (“NRF”, gennaio 1928);
p) un’invettiva contro Paul Valéry, nelle Feuilles pour la suppression de la réalité di Jacques Reboul. (Quest’invettiva – sia detto tra parentesi - è giusto il contrario di ciò che Menard pensava di Valery. Quest’ultimo l’intese appunto in tal modo, e l’antica amicizia tra i due non corse pericolo);
q) una “definizione” della contessa di Bagnoregio, nel “vittorioso volume” - l’espressione è di un altro collaboratore, Gabriele d’Annunzio - che questa signora pubblica annualmente per rettificare le inevitabili falsificazioni del giornalismo e presentare “al mondo e all’Italia” un’autentica effigie della sua persona, tanto esposta (in causa stessa della sua bellezza e della sua operosità) alle interpretazioni erronee o affrettate;
r) un ciclo di ammirabili sonetti per la baronessa di Bacourt (1934);
s) una lista manoscritta di versi che debbono la loro efficacia alla punteggiatura.
Esaminati con zelo gli archivi personali del poeta, ho potuto stabilire che essa comprende gli scritti seguenti:
a) un sonetto simbolista pubblicato due volte (con varianti) dalla rivista “La conque” (numeri di marzo e di ottobre del 1899;
b) una monografia sulla possibilità di compilare un dizionario poetico di concetti che non siano sinonimi o perifrasi di quelli che informano il linguaggio comune, “ma oggetti ideali creati secondo una convenzione, e destinati essenzialmente alle necessità poetiche” (Nîmes 190l);
c) una monografia su “certe connessioni è affinità del pensiero di Descartes, di Leibniz e di John Wilkins” (Nîmes 1903);
d) una monografia sulla Characteristica universalis di Leibniz (Nîmes 1904)
e) un articolo tecnico sulla possibilità di arricchire i1 gioco degli scacchi eliminando uno dei pedoni di torre. Menard propone, raccomanda, discute, e finisce per rigettare questa innovazione;
f) una monografia sull’Ars mogna generalis di Raimondo Lullo (Nîmes 1906);
g) una traduzione con prefazione e note del Libro de la invención liberal y arte del juego del axedrez di Ruy López de Segura (Paris 1907);
h) appunti per una monografia sulla logica simbolica di George Boole;
i) un esame delle leggi metriche essenziali della prosa francese, illustrato con esempi di Saint-Simon (“Revue de langues romanes”, Montpellier, ottobre 1909);
j) una replica a Luc Durtain (che aveva negato l’esistenza di tali leggi) illustrata con esempi di Luc Durtain (“Revue de langues romanes”, Montpellier, dicembre 1909);
k) una traduzione manoscritta della Aguja de navegar ocultos di Quevedo, col titolo La Boussole des Précieux;
l) una prefazione al catalogo dell’ esposizione di litografie di Carolus Hourcade (Nîmes 1914);
m) l’opera Les problèmes d’un problème (Paris 1917) che discute nell’ordine cronologico le soluzioni dell’illustre problema di Achille e della tartaruga. Di questo libro sono state pubblicate finora due edizioni; la seconda porta in epigrafe il consiglio di Leibniz: “Ne craignez point, monsieur, la tortue”, e i capitoli dedicati a Russell e a Descartes vi appaiono sostanzialmente rimaneggiati;
n) un’analisi minuziosa dei “costumi sintattici” di Toulet (“NRF”, marzo 1921). Menard -ricordo - affermava che il censurare e il lodare sono operazioni sentimentali, che nulla hanno a che vedere con la critica;
o) una trasposizione in alessandrini del Cimetière marin di Paul Valéry (“NRF”, gennaio 1928);
p) un’invettiva contro Paul Valéry, nelle Feuilles pour la suppression de la réalité di Jacques Reboul. (Quest’invettiva – sia detto tra parentesi - è giusto il contrario di ciò che Menard pensava di Valery. Quest’ultimo l’intese appunto in tal modo, e l’antica amicizia tra i due non corse pericolo);
q) una “definizione” della contessa di Bagnoregio, nel “vittorioso volume” - l’espressione è di un altro collaboratore, Gabriele d’Annunzio - che questa signora pubblica annualmente per rettificare le inevitabili falsificazioni del giornalismo e presentare “al mondo e all’Italia” un’autentica effigie della sua persona, tanto esposta (in causa stessa della sua bellezza e della sua operosità) alle interpretazioni erronee o affrettate;
r) un ciclo di ammirabili sonetti per la baronessa di Bacourt (1934);
s) una lista manoscritta di versi che debbono la loro efficacia alla punteggiatura.
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