opera di Loui Jover
Lo spettro –
James Lasdun
Jetlag, un brusco taglio all’alba,
stempera inebetito un rosa, spolverio
di petali o mattoni, fitta
di memoria, mugugno esausto dell’insonne
giugno, il peggio dell’assenza è ritornare,
ridiventare ancora quello che una volta
quasi fosti…le cose dimenticate
si dimenticano di sé, gli specchi delle tue brame
appisolati sognano sabbia. Sogna un gran ciarpame
il libro che chiudi. Li svegli una alla volta all’anno,
e ogni anno è più dura.
Ora delicata,
luna di mica, diafana,
tinta quaresimale (falsa) sulle finestre addormentate,
vai ai giardini comunali: chiusi,
ma ci si entra per una casa in demolizione,
e resti lì nel verde eroso del passato,
fra il laghetto e la panchina dove sedeva il cieco;
i castani che arano la luce – cupola di pietrisco
smeraldino – e una pioggia canterina d’uccelli che farfuglia
una lingua che non parli o non capisci più.
Traduzione di V. Andreoni
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