19 giugno 2017

Candidi fiori e belli, stavano così bene – Costantino Kavafis

opera di fabian Perez
Candidi fiori e belli, stavano così bene – Costantino Kavafis

È tornato al caffè dove andava, con lui.
Qui, l’amico gli disse, proprio tre mesi fa:
“Non abbiamo un centesimo. Due poveri ragazzi
siamo – precipitati in infimi locali.
Io te lo dico chiaro: con te non vado più
avanti. Vuoi saperlo? C’è un altro che mi vuole”.

Due vestiti gli aveva promesso, l’atro, e certi
fazzoletti di seta. Per riprenderselo, fece
fuoco e fiamme: trovò venti lire. L’amico
di nuovo andò da lui, per quelle venti lire.
E, inoltre, per la loro vecchia amicizia, il loro
antico amore, il loro sentimento profondo.
Era un bugiardo, “l’altro”: una vera canaglia:
gli aveva fatto solo un vestito, anche quello
contro voglia, per forza, dopo mille preghiere.

Ormai non vuole più nulla, proprio più nulla.
Non vuole più i vestiti, non vuole i fazzoletti
di seta, né le venti lire, né venti soldi.

Domenica, alle dieci l’hanno sepolto. È già
quasi una settimana. Domenica alle dieci.

Nella misera casa ha messo pochi fiori;
candidi fiori e belli, stavano così bene
a quei suoi ventidue anni, alla sua beltà.

Stasera (s’è trattato d’un lavoretto, d’una
necessità del pane) è tornato al caffè
dove andava con lui. Che coltellata al cuore,
quell’oscuro caffè dove andava, con lui.

Trad. Filippo Maria Pontani

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