16 giugno 2017

Lettera in novembre – Sylvia Plath

Andrew Wyeth - Watercolor

Lettera in novembre – Sylvia Plath

Amore, il mondo
d’un tratto volge, muta colore. La luce
del lampione alle nove di mattina si frange
oltre ai baccelli coda-di-topo del laburno.
È l’Artico,

questo piccolo cerchio
nero, con le sue erbe di seta fulve----capelli di neonato.
C’è un verde nell’aria,
tenero, delizioso.
Mi protegge amorosamente.

Sono arrossata e calda.
Credo quasi di essere enorme.
Sono stupidamente felice,
i miei stivali di gomma
sciaguattano su e giù nel rosso stupendo.

Questa è la mia proprietà.
Due volte al giorno
la percorro, annusando
il barbaro agrifoglio con i suoi smerli
verdeazzurri, ferro puro,

e il muro di antichi cadaveri.
Li amo.
Li amo come storia.
Le mele sono dorate,
pensa —-

I miei settanta alberi
che reggono i loro globi rosso oro
in una densa e grigia zuppa di morte,
i loro milioni
di foglie d’oro metalliche che trattengono il fiato.

O amore, o casto.
Nessuno eccetto me
cammina in questo bagnato che arriva alla cintura.
Gli insostituibili
ori sanguinano e scuriscono, le bocche delle Termopili.

Traduzione di Anna Ravano

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