19 giugno 2017

Totem – Sylvia Plath

opera di Max Gasparini

Totem – Sylvia Plath

La locomotiva sta uccidendo i binari, i binari sono d'argento,
si spingono lontano. Ma saranno mangiati ugualmente.

È una fuga inutile la loro.
All’imbrunire c’è la bellezza dei campi annegati,

l’alba indora come maiali gli allevatori
che oscillano piano nei loro abiti spessi,

bianche torri di Smithfield come meta,
cosce grasse e sangue nei loro pensieri.

Non c’è clemenza nel luccichio delle mannaie.
La ghigliottina del macellaio che bisbiglia. “Ti piace così? E così?”

Nella terrina è abortita la lepre:
tolta di mezzo la testolina, è imbalsamata in spezie,

scuoiata di pelliccia e umanità.
Mangiamola come la placenta di Platone,

mangiamola come Cristo.
Questi sono coloro che furono importanti----

i loro occhi tondi, i loro denti, le smorfie
su un bastone che crepita e schiocca, un serpente finto.

Mi lascerò atterrire dal cappuccio del cobra----
della solitudine del suo occhio, l’occhio delle montagne

attraverso cui sfila eternamente il cielo?
il mondo è caldo come il sangue e personale

dice l’alba, con la sua vampa sanguigna.
Non esiste stazione finale, solo valigie

dalle quali esce e si dispiega lo stesso io come un vestito
liso e lustro, con le tasche piene di desideri,

opinioni e biglietti, cortocircuiti e specchietti pieghevoli.
Sono pazzo, esclama il ragno, agitando le sue molte braccia.

E in verità è terribile,
moltiplicato negli occhi delle mosche.

Ronzano come bambini lividi
in reti di infinito,

accalappiate infine dall’unica
morte con i suoi molti bastoni.

Traduzione di Anna Ravano

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