Demarato – Costantino Kavafis
Porfirio, in un colloquio, gli ha proposto
come tema “Il carattere di Demerato”. Ed ecco
come l’ha svolto il giovine sofista
(curerà le bellurie retoriche più tardi).
“Fu cortigiano, prima del re Dario,
poi di re Serse; e adesso avrà,
grazie a Serse e all’esercito,
finalmente giustizia, Demarato.
Grave, il torto subìto.
Era davvero figlio d’Aristone. L’oracolo
Fu prezzolato spudoratamente.
E i nemici, non paghi d’avergli tolto il regno,
quand’egli s’era già piegato a vivere,
pazientemente, come un privato, dovevano
proprio fare di lui ludibrio pubblico,
umiliarlo nel giorno della festa?
Egli serve perciò Serse con molto zelo.
Con il possente esercito persiano
anche lui tornerà a Sparta; sarà re
di nuovo; e come scaccerà
subito, come annienterà
quella canaglia di Leotìchide!
Passano i giorni suoi pieni d’angoscia.
Dà consigli ai Persiani, li ragguaglia
Su come sottometter la Grecia.
Preoccupazioni, riflessioni. Tristi
sono per Demerato le giornate.
Preoccupazioni, riflessioni. Un attimo
di gioia non conosce, Demerato.
Quello che prova non è gioia, certo
(non è; non lo può ammettere:
chiamarla gioia, se la sua sventura è al culmine?).
I fatti ormai dimostrano
Che certamente vinceranno i Greci”.
Trad. Filippo Maria Pontani
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