opera di Jack Vettriano
Da
“Uomini nudi” – Alicia Giménez-Bartlett
(…)
Alla fine del pranzo
ci sentiamo pigri, un po’ ebbri. Torniamo a letto e facciamo di nuovo l’amore.
Poi ci addormentiamo tuti e due. Quando mi sveglio la luce del giorno non c’è
più. Mi alzo e preparo un tè. Lo sto bevendo nel soggiorno quando compare lei,
ancora tutta nuda.
“Vorrei parlarti” mi
dice, e sento suonare un campanello d’allarme.
“Forza, ti ascolto”.
“Ho la sensazione che
tu non sarai mai il mio toy-boy”.
“Mi fa piacere che tu
lo dica perché è vero. È finita, non sarò più il toy-boy di nessuna”.
“Non ti pagherò più”.
“Mai più”.
“Non te l’ho mai
detto, ma con te ho scoperto una dimensione del sesso che mi era sconosciuta”.
L’emozione che provo
mi impedisce di risponderle. Le sfioro una guancia con la mano, la accarezzo.
“Ma c’è una cosa di
cui voglio pregarti, Javier, una cosa precisa”.
Tace, i fissa. Adesso
è seria. Alla fine lo dice ben chiaro:
“Voglio che facciamo
una cosa a tre, con Ivàn”.
Rimango senza fiato.
Mi sfugge un risolino stupido. Lei continua sullo stesso tono:
“Ho sempre avuto
questa fantasia. Come sarà con due uomini contemporaneamente? Una sola volta mi
basta. Se mi sento a disagio, o sopraffatta dalla situazione, ve lo dico e
smettiamo”.
Avrei bisogno di più
tempo per capire come comportarmi, che cosa risponderle. Sono quasi stordito,
non riesco a riordinare le idee. Calma, devo stare calmo. Adesso che tutto sta
andando per il verso giusto sarebbe fatale contrariarla. Vediamo. In fondo la
sua richiesta è una dimostrazione di complicità e i fiducia. E poi è come un
addio al passato. I tempi del lato oscuro sono finiti. Ma prima che possa
cominciare una nuova fase luminosa le sente di dover passare attraverso un
rito. Di pagare un pegno. Un triangolo sarebbe come una specie di gran finale,
un’esplosione di fuochi d’artificio. Di lì in poi comincerà il futuro.
L’evoluzione del rapporto con Irene è stata un processo duro, lento, doloroso,
ma ormai ci siamo.
“Non sarai geloso,
vero?”.
Le rispondo di no, le
dico che va bene, faremo questa cosa a tre e ne parlerò io stesso a Ivàn.
E questa che cazzo di
novità sarebbe? Mi mette anche paura, perché quella è capacissima di avergli
raccontato della nostra scopata selvaggia dell’altra volta. E invece no, mentre
il prof mi spiega tutta la faccenda capisco che non ne sa niente. Meno male! E
allora, com’è che vuol fare questa cosa? È assurdo.
“La nostra vita
cambierà. Sembra che avrò questo lavoro e allora… il nostro rapporto sarà
diverso”.
“Andrete a vivere
insieme?”.
“Forse succederà
anche questo, ma in una seconda fase. Prima deve cambiare la qualità della
relazione. Poi cambieremo anche le abitudini”.
“E tra una fase e
l’altra, un po’ di sesso a tre”.
“Non sei divertente”.
“Non t’incazzare,
prof! Solo che a me tutto questo sembra parecchio strano”.
“Per lei è come un
addio a certe cose”.
“Un capriccio che si
toglie”.
“Anche. Prima di
voltare pagina”.
“Allora diventi il
suo fidanzato”.
“Non lo so ancora che
cosa diventerò: il suo fidanzato, il suo compagno, il suo migliore amico… il
nome non importa”.
“Però non ti
pagherà”.
“No, non mi pagherà”.
“E a me? A me mi paga
se vengo a letto con voi?”.
“Se non ti paga lei,
ti pago io”.
“Neppure tu sei
divertente. Senti, io per te faccio qualunque cosa gratis, ma per Irene no.
Spero che questo non ti dia fastidio”.
“Le dirò che ti
paghi. Non c’è nessun problema”.
Porca puttana, ma
come se le inventano certe cose? Va bene che la tipa vuole farsi la scopata
della sua vita, ma cosa significa che devo essere io il terzo? Lo so io cosa
vuole, quella puttana, vuole metterci l’uno contro l’altro. Prima, viene a
letto con me. Poi si fa venire quest’idea. Che a me sembra una trappola bastarda.
Se mi do da fare, male, perché c’ lui presente. Ma se rimango lì come una
mummia, peggio ancora. Insomma, se potessi ne farei volentieri a meno, ma già
che siamo in ballo balliamo, farò quello che posso, mi piglio i soldi e tanti
saluti. Quello che succede dopo non mi interessa, che si arrangino tra loro. Mi
scoccia però che quando comincerà la fase due e andranno a vivere insieme, io
il professore lo vedrò molto meno. Non lavoreremo più insieme, e di uscire
tutti e tre non se ne parla proprio. Io quella è meglio che non la rivedo,
perché se un giorno mi scappa la mano la gonfio di botte. Cosa vogliamo farci,
la vita è così, non sai mai cosa ti capita.
(…)
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