2 settembre 2018

da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa

Egon Schiele - Donne recline
da “Crocevia” - Mario Vargas Llosa
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Sotto la sua mano, la superficie di quella coscia era soda e morbida, forse per via del sudore o di qualche crema. Prima di andare a letto Chabela si era messa una crema di quelle che Marisa teneva in bagno?? Non l’aveva vista spogliarsi; le aveva passato la sua camicia da notte, cortissima, e le i si era cambiata nello spogliatoio. Quando era tornata in camera, Chabela l’aveva già indossata; era semitrasparente, lasciava scoperte braccia, gambe e un accenno di natiche, e Marisa ricordava di aver pensato: “Che bel fisico, quanto è in forma nonostante le due figlie, sarà che va in palestra tre volte la settimana”. Aveva continuato a muoversi impercettibilmente, con un crescente timore di svegliare l’amica; adesso, terrorizzata e felice, sentiva che, a momenti, seguendo il ritmo dei rispettivi respiri, frammenti di cosce, di natiche, di gambe si sfioravano e, subito, si allontanavano. “Ora si sveglia, Marisa, stai facendo una pazzia”. Ma lei non si ritraeva e continuava ad aspettare – che cosa aspettava? – come in trance, il prossimo contatto fugace. La sua mano destra era ancora posata sulla coscia di Chabela e Marisa si accorse che stava sudando.
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Traduzione di Federica Niola
Giulio Einaudi Editore s.p.a. Torino 2016

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