11 luglio 2017

da Elena – Ghiannis Ritsos

foto di Andre Govia
da Elena – Ghiannis Ritsos

(…)
Rimani ancora un poco. Si è fatta sera. Il vello d’oro di cui dicevamo – Oh, il pensiero
arriva in ritardo per noi donne – è quasi riposante. Gli uomini al contrario
non si fermano mai a pensare – forse hanno paura; forse non vogliono
guardare in faccia la paura, guardare la loro stanchezza, riposarsi –
vili, vanitosi, indaffarati, avanzano nel buio. I loro abiti
sentono sempre del fumo di un incendio cui son passati accanto o in mezzo
senza saperlo. Si spogliano in fretta; gettano i vestiti
sul pavimento; si buttano sul letto. Ma anche il loro corpo
sa di fumo – li intorpidisce. Tra i peli dei loro petti,
quand’erano addormentati, trovavo certe minuscole foglie bruciate
o certe piume grigio-nere di uccelli uccisi. Allora
le raccoglievo e le conservavo in un cofanetto – unici indizi
di un rapporto segreto; – non gliele ho mai mostrate; – non le avrebbero riconosciute.

In certi istanti, oh, sì, erano belli – così nudi, arresi al sonno,
privi di affettazione, rilassati, con i corpi grandi e robusti
madidi, ammorbiditi, come tumultuosi fiumi rotolati
dagli alti monti nella pianura calma, o simili a bambini abbandonati. Allora
li amavo realmente, come li avessi partoriti. Osservavo le loro ciglia lunghe
e avrei voluto averli dentro di me per proteggerli, o per accoppiarmi
col loro corpo intero. Dormivano. E il sonno ti impone
rispetto, perché è così raro. Tutte cose finite. Dimenticate.
(…)

da Elena - Traduzione di Nicola Crocetti - Quarta dimensione

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