Maurits Cornelis Escher - Print gallery
da “La nausea” – Jean Paul Sartre(...)
Questo momento è stato straordinario.
Ero lì, immobile e gelato, immerso in
un’estasi orribile. Ma nel seno stesso di quest’estasi era nato qualcosa
di nuovo: comprendevo la Nausea, ora, la possedevo. A dire il vero, non mi
formulavo la mia scoperta. Ma credo che
ora mi sarebbe facile metterla in parole. L’essenziale è la contingenza. Voglio dire che, per
definizione, l’esistenza non è la necessità. Esistere è esser lì, semplicemente; gli esistenti appaiono, si
lasciano incontrare, ma non li si può mai dedurre. C’è qualcuno, credo, che ha compreso questo.
Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere
necessario e causa di sé. Orbene, non c’è alcun essere necessario che può s
piegare l’esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un’apparenza che
si può dissipare; è l’assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto e
gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di
rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come
l’altra sera al «Ritrovo dei ferrovieri»: ecco la Nausea; ecco quello che i
Porcaccioni - quelli di Poggio Verde è gli altri - tentano di nascondersi con
il loro concetto di diritto. Ma che meschina menzogna: nessuno ha diritto; essi
sono completamente gratuiti, come gli altri uomini, non arrivano a non sentirsi
di troppo. E nel loro intimo,
segretamente, sono di troppo, cioè amorfi e vacui; tristi.
(…)
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