Maurits Cornelis Escher -Concavo convesso
da La Biblioteca
di Babele - Jorge Luis Borges
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Per molto tempo si credette che questi libri
impenetrabili corrispondessero a lingue preferite o remote. Ora, è vero che gli
uomini più antichi, i primi bibliotecari, parlavano una lingua molto diversa da
quella che noi parliamo oggi; è vero che poche miglia a destra la lingua è già
dialettale, e novanta piani più sopra è incomprensibile. Tutto questo, lo
ripeto, è vero, ma quattrocentodieci pagine di inalterabili MCV non possono
corrispondere ad alcun idioma, per dialettale o rudimentale che sia. Alcuni insinuarono
che ogni lettera poteva influire sulla seguente, e che il valore di MCV nella
terza riga della pagina 71 non era lo stesso di quello che la medesima serie poteva
avere in altra riga di altra pagina; ma questa vaga tesi non prosperò. Altri pensarono
a una crittografia; quest'ipotesi è stata universalmente accettata, ma non nel
senso in cui la formularono i suoi inventori.
Cinquecento anni fa, il capo d'un esagono superiore
trovò un libro tanto confuso come gli altri, ma in cui v'erano quasi due pagine
di scrittura omogenea, verosimilmente leggibile. Mostrò la sua scoperta a un
decifratore ambulante, e questi gli disse che erano scritte in portoghese;
altri gli assicurò che erano scritte in yiddish. Poté infine stabilirsi, dopo
ricerche che durarono quasi un secolo, che si trattava d'un dialetto
samoiedo-lituano del guaraní, con inflessioni di arabo classico. Si decifrò anche
il contenuto: nozioni di analisi combinatoria, illustrate con esempi di permutazioni
a ripetizione illimitata. Questi esempi permisero a un bibliotecario di genio
di scoprire la legge fondamentale della Biblioteca.
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