foto di Andre Govia
da Elena – Ghiannis Ritsos
(…)
Oh, sì,
talvolta rido, e sento il mio riso rauco che sale
non già dal
petto, ma da molto più in basso, dai piedi; da più in basso ancora,
dalle
viscere della terra. E rido. Com’era tutto senza senso,
senza scopo,
durata né sostanza – ricchezze, guerre, glorie e invidie,
gioielli e
la mia stessa bellezza.
Che stupide leggende,
cigni e
Troie e amori e gesta.
Li incontrai di nuovo,
durante
banchetti funebri e notturni, i miei vecchi amanti, con le barbe bianche,
i capelli
bianchi, i ventri ingrossati, quasi fossero
già gravidi
della loro morte, divorare con un’estranea avidità
l’arrosto di
capra, evitando di divinare il futuro sull’osso della spalla – divinare che
cosa? –
Un’ombra
piatta con qualche rara macchia bianca copriva tutto l’osso.
Io, come
sai, conservavo ancora l’antica bellezza
quasi per
miracolo (ma anche grazie alle tinture, alle erbe e alle pomate,
ai succhi di
limone e di cetriolo). Mi spaventava solo vedere sui loro volti
scorrere
anche i miei anni. Allora contraevo i muscoli del ventre,
contraevo
con un sorriso affettato le guance, come
puntellassi
con una trave sottile due muri pericolanti.
Così
reclusa, serrata, tesa – che stanchezza, mio Dio –
serrata in
ogni istante (perfino durante il sonno) come
in
un’armatura gelida, o il corpo intero entro un busto di legno, come
in un mio
cavallo di Troia, ingannevole, stretto, conoscendo ormai
la vanità
dell’inganno e dell’illusione, la vanità della fama,
la vanità e
la precarietà di ogni vittoria.
Pochi mesi orsono,
con la
scomparsa di mio marito (mesi o anni?) abbandonai per sempre
il mio
cavallo di Troia, giù nella stalla, con i suoi vecchi ronzini,
che vi
passeggino dentro ragni e scorpioni. Non mi tingo più i capelli.
Grossi nei
mi sono spuntati sul viso. Grossi peli
intorno alla
bocca – li tocco; non mi guardo allo specchio –
peli ispidi,
lunghi – come se qualcun altro si fosse installato dentro di me,
un uomo
sfrontato, malevolo, la cui barba
spunta dalla
mia pelle. Lo lascio stare; – cos’altro? –
Temo che se
lo cacciassi mi trascinerebbe con sé.
(…)
da Elena -
Traduzione di Nicola Crocetti - Quarta dimensione
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