19 maggio 2018

da "Kitchen" - Banana Yoshimoto

dipinto di Patricia Bellerose
da "Kitchen" - Banana Yoshimoto
(…)
Comprai tre volumi di introduzione, teoria e pratica della cucina, e mi  misi a preparare un piatto dopo l’altro. In autobus o a letto leggevo il  volume di teoria, e imparavo tutto su calorie, temperature e materie  prime. Lo imparavo a memoria. Poi, appena avevo un po’ di tempo, provavo a cucinare. Ancora conservo con cura quei tre volumi ormai  completamente a pezzi. Le pagine con le foto a colori mi tornano alla mente come quelle dei libri illustrati che amavo da bambina.
Yuichi e Eriko non facevano che ripetere: “Mikage è completamente impazzita!” Cucinavo, cucinavo, cucinavo con l’energia di un forsennato. Usavo in cucina tutti i soldi che guadagnavo con i lavori part-time.
Se sbagliavo riprovavo finché il piatto non veniva bene. Cucinando mi capitava di perdere la pazienza, di innervosirmi, ma anche di sentirmi pervasa da una sensazione di beatitudine. Mangiavamo maiale bollito, piatti freddi cinesi e insalata di cocomero guardando, dietro i vetri, il calore del giorno dissolversi per l’arrivo dell’azzurra brezza della sera. Cucinando per lei che accoglieva qualunque cosa facevo con grande entusiasmo e per lui che mangiava tutto voracemente e in silenzio.
Ci volle un bel po’ prima che riuscissi a cucinare come si deve omelette ripiene, piatti di verdure cotte dall’aspetto impeccabile, tempura. Ma non avrei mai immaginato quanto un difetto del mio carattere – sono un po’ approssimativa – sarebbe stato d’ostacolo all’esecuzione di piatti perfetti. Fui sorpresa nel constatarlo: cose che sembravano trascurabili come non aver aspettato che la temperatura arrivasse al grado giusto, cucinare una pietanza prima che il vapore si fosse consumato del tutto e così via, si ripercuotevano sul risultato finale. Il colore e l’aspetto dei miei piatti andavano forse bene per una cena preparata da una casalinga, ma non corrispondevano a quelli delle fotografie a colori.
Capita la lezione, m’impegnai a far tutto nel modo più corretto possibile. Asciugavo con cura i recipienti, rimettevo ogni volta il coperchio ai barattoli, esaminavo con calma tutto il procedimento, e quando mi pareva di impazzire dalla rabbia mi fermavo e tiravo un bel sospiro. Nei primi tempi l’impazienza mi faceva star male, ma quando finalmente riuscii a correggere tutti quei difetti, mi sembrò di aver messo a posto anche il mio carattere.
(…)

Nessun commento:

Posta un commento