13 giugno 2017

Ode al cactus della costa – Pablo Neruda

foto da atacamaphoto
Ode al cactus della costa – Pablo Neruda

Piccola
massa pura
di spine stellate,
cactus delle sabbie,
nemico,
il poeta
saluta
la tua salute ispida:
in inverno
ti ho visto:
la foschia consumava
il terreno roccioso,
i tuoni
di ondosità
cadono
contro il Cile,
il sale abbatte statue,
lo spazio
occupato
dalle travolgenti
piume della tormenta,
e tu,
piccolo
eroe
ispido,
tranquillo
tra due pietre,
immobile,
senza occhi e senza foglie,
senza nido e senza nervi,
duro, con le tue radici
minerali
come anelli terrestri
posti
nel ferro del pianeta,
e sopra
una testa,
una minuscola
e spinosa testa
immobile,
ferma, pura,
sola nel trepidante oceano,
nell’uraganato territorio.

Più tardi agosto arriva,
la primavera dorme
confusa nel freddo
dell’emisfero nero,
tutto nella costa ha
sapore nero,
le onde
si ripetono
come piani
il cielo
è una nave
abbattuta, intristita,
il mondo è un naufragio,
e allora
ti scelse la primavera
per tornare
a vedere
la luce sopra la terra
e spuntano
due gocce di sangue
dal suo parto
in due delle tue spine solitarie,
e nasce

tra pietre,
tra i tuoi spilli,
nasce
nuovamente
la marina
primavera,
la celeste e terrestre
primavera.

Lì, di tutto
quello che esiste, fragrante,
aereo, consumato,
quello che trema nelle foglie
del limone o tra
gli aromi addormentati
della imperiale magnolia,
di tutto quello che attende
il suo arrivo,
tu, cactus delle sabbie,
piccolo brutto immobile,
solitario,
tu fosti l’eletto
e rapido
prima che un altro fiore sfidi
i bottoni
di sangue
delle tue sacre dita
si fecero fiori rosa,
petali miracolosi.

Così è la storia,
e questa
è la morale
del mio poema:
dove
stai, dove vivi,
nell’ultima
solitudine di questo mondo,
nel flagello
della furia terrestre,
nel nascondiglio
delle umiliazioni,
fratello,
sorella,
aspetta,
lavora
fermo
con il tuo piccolo essere e le tue radici.

Un giorno
per te,
per tutti,
salirà
dal tuo cuore un raggio rosso,
fiorirà anche una mattina:
non ti ha dimenticato, fratello,
sorella,
non ti ha dimenticato,
no,
la primavera:io te lo dico,
io te lo assicuro,
perché il cactus terribile,
lo spinoso
figlio delle sabbie,
conversando
con me
mi raccomandò questo messaggio
per il tuo cuore sconsolato.

E allora
te lo dico
e me lo dico:
fratello, sorella,
attendi,
stai sicuro:
Non ci dimenticherà la primavera.

Nessun commento:

Posta un commento