6 luglio 2017

Educami, Maestro - Grazia Fresu

opera di Konstantin Razumov
 Educami, Maestro - Grazia Fresu


Educami, Maestro,
al tormentoso dissolversi del tempo,
all’ignoto che avanza tra le conchiglie
perse alla deriva,
al bene che trafigge il luogo negro
della nostra follia,
educami nella via
che tra sfumate ginestre d’oro
racconta le memorie raffinate
di cuori inesorabili e assetati,
ci sono nebbie assurde
radicate nei nostri passi
ottusi e disattenti
che puoi con un silenzio disossare
lasciando che finiscano i momenti
dello sconforto dell’indecisione,
educami nel tuo sogno alla stagione
che non ha tregua e sempre
si dispone a viaggi inquietanti
e senza meta,
educami dentro il volto del pianeta
che si riserva le risposte amare,
non sono e a volte
la mia essenza grida la sua presenza
empia e dissennata,
educami alla pienezza
all’intonata litania dell’amore
necessario a capire
lo sguardo che cancella l’insipienza,
educami a quell’esperto divenire
che muove il sol, la luna
e l’altre stelle,
le canto nel silenzio e sono belle,
regine della sera sono il vanto
del firmamento, il bacio dell’amante,
lo sconcerto dell’infinito
che si fa tempio e segno,
educami, Maestro, all’ardimento
che scava l’umiltà
dentro l’orgoglio scolpito
dal rigurgito del vento,
educami all’altro, al tu
che va cercato tra i barranchi e le spine,
educami a liberare le marine
dai monologhi caldi dell’estate,
mi soffoca l’azione e poi l’attesa,
i giorni dilatati
l’impressione che le menzogne
siano corvi andati in voli bassi
sopra le pianure a deridere
ogni dedizione,
educami dolcemente all’intenzione
che si nasconde nell’inaspettato,
educami al forse al mai
al sorpassato destino
di un eroe mite redento,
nella mia terra battono i cavalli
sulle scogliere dure
cento e cento dei loro ritmi
di battaglie oscure
e solo uno piange il suo tormento,
sono figlia di quello e gli somiglio
nella criniera bruna,
come lui di salmastro e di fiori
mi alimento,
educami, Maestro,
al fermento del giglio, alla misura
che definisce l’albero e il giovenco,
ai sorrisi innocenti alla ventura
dei nostri giorni piovuti nella Storia
come fascine come sedimenti
d’altri mondi,
il nostro specchio è esploso
e i suoi frammenti si ficcano nel sangue
a dismisura della nostra ragione,
educami, Maestro,
alla canzone che contiene il segreto
e la nozione della strada,
dell’ora e del cammino.

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